ISRAELE – Suscitano scalpore le affermazioni di Benyamin Netanyahu, premier israeliano. L’uomo avrebbe dichiarato che Hitler non era intenzionato a sterminare il popolo ebraico, solo ad espellerlo dal suo Paese. A suggerire di mettere in opera il piano di sterminio conosciuto come “Soluzione Finale” sarebbe stato invece il Muftì di Gerusalemme. Il Premier ha dichiarato che quest’ultimo avrebbe risposto di bruciarli a Hitler dopo aver “bocciato” la sua proposta sull’espulsione degli ebrei.
È nota a tutti la vicenda dell’Olocausto o più correttamente “Shoah” (catastrofe, distruzione), perpetrato dalla Germania nazista nel periodo risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Adolf Hitler, dittatore tedesco conosciuto anche come “Führer”, fu sostenitore della politica di discriminazione e di sterminio che venne adottata sotto il suo governo. Questa sua ideologia causò circa 15 milioni di morti. Le vittime, senza distinzioni tra uomini e donne, vecchi e bambini, erano tutte collocate da lui in un elenco di persone “indesiderabili”. Tra di esse ricordiamo gli ebrei (5-6 milioni di vittime), i testimoni di Geova, gli omosessuali e i disabili.
“Una pericolosa distorsione” ha commentato il leader dell’opposizione israelina Isaac Herzog. Posizione sostenuta anche dal segretario generale dell’Olp, Saeb Erekat, che giudica le sue parole “moralmente indifendibili ed infiammatorie”. L’affermazione del Premier mira, infatti, a minimizzare il ruolo di Hitler nello sterminio di milioni di persone, facendolo apparire solo come un semplice esecutore e non l’ideatore del progetto e suo principale sostenitore. “L’affermazione di Netanyahu è totalmente senza basi” afferma Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme. “Hitler non doveva essere convinto da nessuno” ha spiegato.