Padova – Poco più di un anno fa si era concessa, con la “barbara” incoscienza dei suoi allora 18 anni, un’esternazione social parecchio colorita nei confronti del popolo romeno. “Io e il popolo rumeno non andremo mai d’accordo… Prima o poi vi stermino“: questo, in sostanza, il post contornato di insulti rivolti specialmente alle donne romene che è costato una denuncia alla giovane ed avvenente Michela Bartolotta, “Miss” di belle speranze ma dalla lingua piuttosto “tagliente”, denunciata dal Centro di Assistenza per i cittadini romeni in Italia con l’accusa di aver postato insulti razzisti e xenofobi.
PENTITA. Dallo scintillio delle passerelle ad una più austera aula di Tribunale il passo è breve e dovuto, ironia della sorte, da un piccolo post su Facebook. Pensieri “xenofobi” in libertà che sono costati a Michela e alla sua famiglia, oltre alla pesante denuncia alla giovane, anche l’onta di essere additati come razzisti. Il post, pubblicato sul profilo di Michela il 14 luglio dell’anno scorso, aveva sin da subito suscitato clamore e polemiche. A nulla sono valsi i gesti di apertura del padre della ragazza, gestore di un centro di telefonia a Padova, e della stessa Michela, che si era detta “pentita” per il post xenofobo che aveva condiviso con il popolo della rete.
“Quel giorno ho avuto a che fare con un cliente arrogante romeno e mi sono sfogata su Facebook – aveva raccontato Michela Bartolotta nel corso di un incontro chiarificatore con Catalin Mustatea, Presidente dell’associazione italo-romena “Momento zero” – Ho sbagliato a generalizzare, e non posso che chiedere scusa”. Scuse accettate da Mustatea, che ha a sua volta chiesto perdono per gli atteggiamenti arroganti di alcuni suoi conterranei in Italia, ma che non hanno bloccato nemmeno per un istante la laboriosa macchina della Giustizia, ultimamente messa alla prova dai sentimenti di comprensibile paura provati dal popolo italiano nei confronti del “diverso“.
Sentimenti che, tuttavia, dettano a volte azioni inconsulte ed ai limiti dello xenofobo, come la legittimazione di possedere un’arma per “farsi giustizia da soli” (emblematico, in tal senso, lo “show” del leghista Buonanno andato in onda su Sky TG 24) o, appunto, la pubblicazione di un post pesantemente denigratorio contro un’intera Nazione, la Romania, che non ci sta ad essere negativo oggetto di generalizzazione. Sulla giovane Michela pendono ora pesanti accuse: discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. E tutto per un piccolo post che di innocente, purtroppo, non aveva proprio niente.