Valentino Rossi ha perso. Ma hanno perso soprattutto la Honda e la Moto Gp. A Valencia si è chiuso il mondiale di motociclismo ed è andato in scena il colpo finale all’immagine di uno sport che ha perso la propria nobiltà. Uno sport fatto di sportellate, duelli all’ultimo gas, di moto che sfiorano i cordoli e si sfiorano a 300 chilometri orari, ma sempre ispirato ad un principio di lealtà. Tuttavia, nelle ultime gare opportunismo e favoritismi hanno preso il sopravvento: un nazionalismo alla spagnola oltre qualsiasi logica economica e sportiva, se un pilota della casa Honda arriva ad aiutare e portare alla vittoria un pilota della casa Yamaha.
Questo non è più sport: è qualcosa di subdolo, scorretto, che lascia l’amaro in bocca. A Valentino Rossi in primis, ai suoi sostenitori poi. Ma in generale a tutti gli amanti dello sport, che credono nei sani valori della rivalità e della competizione. Oltre al comportamento tenuto dal ventiduenne Marc Marquez, sono le parole del neocampione Jorge Lorenzo a destare scalpore: “Hanno voluto avere rispetto verso uno spagnolo che si giocava il titolo: sapevano cosa mi giocavo, forse senza aiuto sarebbe stata dura“. Resta da chiedersi: possibile che di fronte ad una palese ammissione i responsabili della Moto Gp non intervengano? Il silenzio dei vertici della Moto Gp è assordante perché significa avvallare il comportamento tenuto da Marquez che, sia chiaro, da un punto di vista prettamente regolamentare è ineccepibile, ma che di sportivo non ha nulla.
Significa anche accettare l’immagine che emerge della Moto Gp: uno sport in cui vale allearsi, in cui si può correre non solo per se stessi ma anche per favorire qualcun altro. La cosa più grave è che non si tratta di una logica di scuderia: se Lorenzo fosse stato in sella ad una Honda ed il suo compagno di squadra Marquez l’avesse aiutato a vincere il mondiale, l’avremmo accettato più volentieri. Ma Lorenzo corre per la Yamaha e Marquez ha aiutato Lorenzo perché suo connazionale: “Ha vinto la Spagna”. Le domande a questo punto sono due: perché i vertici della Moto Gp non hanno proferito parola per tutelare l’immagine di questo sport? E poi: perché la Honda ha permesso che un proprio pilota favorisse la vittoria di un pilota della casa rivale? E’ come se all’ultima giornata di campionato, in un Milan-Juventus decisivo per l’assegnazione dello scudetto, i rossoneri lasciassero vincere i bianconeri perché hanno deciso che il campionato lo deve vincere la Juventus e non l’Inter. E non solo lasciando presumere queste intenzioni, ma ammettendole a tutto il mondo. Quale sarebbe l’immagine del Milan? Quale quella del calcio italiano? Le risposte a queste domande valgono per la Honda e per l’intera Moto Gp: un’immagine falsata.