Yury Revich, intervista al giovane talento della musica classica

Effettivamente, stando vicini a Yury Revich ci si sente pervadere da un senso di pace. Yury è capace d’esprimere un grande, maturo, equilibrio: lo manifesta sul palco, in totale sintonia con il suo strumento; lo comunica a parole, nelle scelte oculate, nelle opinioni e nei giudizi, e lo riversa nella vita, prodigandosi per veicolare la Musica verso un mondo migliore. Gli diciamo “Yury, tu sei davvero speciale!”; lui accenna un sorriso, abbassa per un attimo lo sguardo e ci risponde “Grazie…”.

Anche se maestria e perfezione delle sue esecuzioni sembrano scaturire naturalmente, Yury Revich ha lavorato moltissimo e dimostrato, nel corso degli ultimi anni, una grande crescita professionale. Eravamo curiosi di sapere a quante cose un ragazzino prodigio avesse dovuto rinunciare, ma lui ci ha spiazzati: “Non a molte credo. Forse a giocare a calcio? Non so, in realtà non ci ho mai provato; può essere che… non mi sarebbe piaciuto! Comunque, allo stadio talvolta ci vado, come pubblico, in compagnia di amici…”. Yury, oltre al violino, ha trovato il tempo di seguire altre passioni: l’arte e la pittura, frequentando una scuola, e la danza, iscrivendosi a dei corsi. Guardandolo suonare, non abbiamo dubbi sugli effetti di queste lezioni. Yury ondeggia armonicamente insieme al suo violino, lo abbassa piegando le ginocchia e lo rialza con passo elegante. “Molti violinisti sono statici durante le loro esecuzioni; io, personalmente, non ci riesco!”. E, negli attimi in cui Yuri ferma la danza, l’occhio dello spettatore è invitato a cadere sulle proporzioni ideali tra il suo corpo e le dimensioni dello strumento; come se un abile pittore avesse abbozzato a matita una sagoma sul palcoscenico.

A proposito di educazione musicale, abbiamo ricordato a Revich l’esperimento ideato dal Washington Post, che, nel 2007, aveva piazzato Joshua Bell, uno dei più famosi e virtuosi violinisti al mondo, nel passaggio di una frequentatissima stazione metropolitana. Bell suonava come un ambulante qualsiasi, nella totale indifferenza dei passanti; talvolta qualcuno gli elargiva, svogliatamente, monetine (alla fine, per un misero totale di 32 dollari), ma solo un uomo si era soffermato ad ascoltarlo sorprendendosi per la bravura, e solamente una donna l’aveva riconosciuto, eppure Bell non era affatto camuffato! “Sì”, ci conferma Yury, “ho ben presente quell’episodio: tra l’altro ha avuto repliche, è stato copiato e ripreso, con musicisti diversi e in altre parti del mondo: il risultato è rimasto lo stesso”.