GENOVA – Dopo 24 anni di maltrattamenti, una 50enne ha deciso di denunciare il marito. Le percosse sono iniziate nel 1991, quando i 2 si sono sposati, e non sono più finite. L’uomo, a causa dell’alcol, la picchiava ogni sera, anche davanti ai figli, fino a mandarla in ospedale. La donna ha visto andare in galera uno dei suoi bambini, mentre l’altra è stata portata via 6 anni fa dai servizi sociali perché traumatizzata dai comportamenti del padre. Solo quando l’uomo è finito in carcere, la 50enne ha deciso con coraggio di andarsene di casa trovando rifugio in una comunità. Lì, ha deciso di dare un taglio netto con il passato, ma la giustizia non la pensa allo stesso modo.
La donna ha fatto causa al marito mostrando tutti i referti medici di quando è stata in ospedale, anche di quando lui le ha ustionato una gamba. I giudici hanno creduto alla vittima, ma secondo loro ha sopportato troppo e quindi non ha diritto ad un risarcimento per quello che ha passato o alla separazione. Il divorzio non può essere addebitato all’uomo perché, secondo i magistrati, “non può essere considerata colpa del marito violento, nonostante le percosse, l’alcolismo e gli effetti sulla vita dei figli”. Non esiste dunque un rapporto di causa-effetto tra la violenza dell’uomo e la rottura del matrimonio. La colpa della situazione, quindi, ricade sulla donna, colpevole di non aver mai avuto il coraggio di denunciare il mostro con cui viveva.