Jean Guisnel, esperto di questioni militari e servizi segreti, ha cercato di rispondere alla domanda: “Perché l’Isis ha attaccato la Francia”. Secondo il professore alla scuola militare di Saint Cyr: “Il perchè è molto semplice. La Francia è in prima linea negli affari del Medio Oriente. E’ in prima linea quasi da sola nel Mali, dove combatte gli estremisti islamici. Ed è almeno in seconda linea nella guerra a bassa intensità contro l’Isis, colpendo con i suoi aerei in Iraq e Siria. Piccolo dettaglio, sul suo territorio c’è la più grande comunità islamica d’Europa”.
In una lunga intervista concessa a Repubblica.it, Guisnel tenta anche di spiegare il perché sono accaduti due attentati nello stesso anno, nello stesso Paese. “Sul piano formale è stato fatto tutto quel che andava fatto. Dopo Charlie Hebdo i servizi segreti della Francia e gli apparati di sicurezza sono stati rinforzati con uomini, denaro, maggiore libertà di indagine, leggi molto più permissive e votate da tutti sulle intercettazioni telefoniche ed elettroniche”.
Secondo lui, infatti, è mancato “il metodo”. Guisnel ha continuato dicendo: “Quel che i servizi segreti non utilizzano a dovere è il modo, il contesto. Hanno tutti i mezzi per proteggere la Francia da una minaccia esterna. Ma qui non parliamo di stranieri, parliamo di persone che vivono in Francia, che lavorano accanto a noi, che fanno parte di una comunità di 6 milioni di persone. Ed è subito apparso chiaro che la ricchezza di mezzi nulla poteva contro la ricerca di un ago nel pagliaio”.
Inoltre, ha affermato che non si tratta più della teoria del lupo solitario. “Non sappiamo ancora bene cosa è successo, ma appare chiaro che si tratta di attacchi coordinati e diversificati al tempo stesso. L’assalto a bar e ristoranti, i kamikaze allo Stade de France, la presa d’ostaggi in una sala da concerto. Una operazione ben preparata e coordinata, eccome”.
La colpa, secondo Guisnel, risiede anche nelle operazioni di propaganda. “Per tragica ironia, pochi giorni fa è stato annunciato con grande spreco di fanfare l’arresto di un presunto aspirante attentatore che voleva colpire i cantieri navali di Tolone. Un anno di indagini per arrivare a quello che era stato descritto come l’ennesimo lupo solitario, per rassicurare, per far vedere che nessuno stava con le mani in mano”. Infine, ha concluso: “Charlie Hebdo non ha insegnato nulla, la notte del 13 novembre ne è la tragica dimostrazione”.