Google nei guai: deve 300 milioni all’Italia

Google accusato di frode fiscaleLa Guardia di finanza di Milano sta per chiudere un’importante inchiesta di frode fiscale nei confronti di Google. La Procura di Milano, infatti, accusa il gigante di Internet di frode fiscale attuata mediante una “stabile organizzazione” in Italia ben occultata agli occhi vigili del fisco. L’importo finale della verifica fiscale delle Fiamme gialle si aggira intorno ai 227 milioni di euro. Il verbale della Guardia di finanza sarà poi trasmesso all’Agenzia delle entrate che stabilirà la somma definitiva che Google dovrà pagare al fisco.

L’importo provvisorio calcolato dalle Fiamme gialle è composto da 100 milioni di euro di ricavi guadagnati in Italia nel periodo 2009 – 2013, ricavi non dichiarati e sui quali non sarebbe stata pagata l’Ires (il 27% del totale). Secondo il procuratore Isidoro Palma, membro del dipartimento diretto dall’aggiunto Francesco Greco, il colosso di Internet avrebbe dovuto pagare l’Ires perché poteva contare su una “stabile organizzazione” nel nostro Paese e i redditi avrebbero dovuto essere indicati nella dichiarazione. Le accuse toccano anche 200 milioni di euro di imposte sulle royalties non versate al fisco. Sembra che Google abbia pagato alla rete internazionale di riferimento circa 650 milioni per royalties, ovvero i diritti per lo sfruttamento di marchi, licenze o per canoni, 200 milioni però sarebbero dovuti entrare nelle casse dello Stato italiano.

Solo quando il verbale della Guardia di finanza passerà all’Agenzia delle entrate Google potrà cercare di trattare e negoziare la somma da versare, alla quale dovranno essere sommati interessi e sanzioni non ancora valutati e che potrebbero comportare un cambiamento notevole nella cifra. Il gigante di Internet si era dichiarato disponibile, nel corso delle indagini, a pagare 114 milioni di euro per il periodo 2008 – 2012, con lo scopo di “evitare un potenziale, lungo e defatigante confronto con l’amministrazione finanziaria” e senza ammettere una possibile “erroneità e incongruità” delle proprie azioni.