Pink Floyd History – I tanti fans del gruppo britannico che, a partire damma metà degli ’60 per quasi un trentennio ha meglio rappresentato e cambiato la musica rock europea nelle sue varie sfaccettature, hanno potuto riascoltare i migliori brani della band.
I sei componenti la band (Stefano Bellardi, batteria; Christof Balee, basso; Giacomo Dell’Immagine e Emanuele Modestino, chitarre acustiche e elettriche; Saverio Guerrini, voce; Massimiliano Salaria, tastiere) hanno eseguito magistralmente e fedelmente i brani più significativi degli album incisi dai Pink Floyd tra il 1967 e il 1994, aiutati, nella parte corale, da tre bravissime coriste/soliste (Daniela Burleri, Alessia Guerrari, Samuela Salaria).
In una carrellata rigorosamente cronologica, la band ha eseguito pezzi risalenti agli albori della storica formazione inglese (i tre studenti di architettura Roger Waters, Nick Mason e Rick Wright che, assieme allo studente di pittura Roger Keith “Syd” Barrett), nel 1965 fondarono la band dal nome di due bluesman americani, Pink Anderson e Floyd Council, esibendosi all’inizio nei circoli underground di Londra e giungendo infine, attraverso profondi mutamenti di stile e di formazione, al successo mondiale), fino all’ultimo album “the division bell” del 1994, che ha segnato il definitivo abbandono del gruppo da parte di Waters, a seguito dei pesanti screzi con gli altri musicisti.
I Pink Floyd si erano caratterizzati, quasi da subito, per l’idea vincente di sostenere la musica con giochi di luci, diapositive e filmati che oggi sono normali, ma nel decennio 60-70 costituì una novità assoluta nel panorama musicale. Questa loro “multimedialità” accompagnò, spettacolarizzando la musica eseguita, tutti i loro concerti (chi non ricorda, tanto per citarne uno che ha lasciato il segno, “Pink Floyd at Pompei?”).
Per mantenere il più possibile la fedeltà allo stile concertistico del PF, filmati storici originali e proiezioni scenografiche, in tema con ciò che via via veniva suonato, hanno così fatto da corollario visivo, la sera del 18/2 al Teatro della Luna, ai brani rieseguiti: citiamo, tra i più significativi:
“Interstellar Overdrive” (tratto dall’LP “The Piper At The Gates Of Dawn”, 1967, con composizioni firmate da pressoché tutti i componenti del gruppo);
“A Saucerful Of Secrets” (title track dell’omonimo album, 1968, con l’ingresso di David Gilmour come chitarrista, inizialmente assoldato per sopperire alle assenze nei concerti da parte di Syd, minato dall’LSD, e che diventerà “titolare” a seguito del successivo abbandono del gruppo da parte di Barrett);
“Atom Heart Mother” (title track dell’omonimo album, 1970, disco caratterizzato dall’imponente utilizzo di ottoni e cori);
“Speak to me”, “Breathe”, “Money”,“Time” e “The great gig ini the sky” (da “The dark side of the moon”, 1973, capolavoro caratterizzato, tra l’altro, dalla collaborazione di Alan Parson quale tecnico del suono). Nella reinterpretazione di “the great gig in the sky” le tre coriste hanno avuto modo di dimostrare al pubblico la loro eccellenza canora, nel famosissimo assolo vocale sostenuto dal sax di Dick Parry, che, nell’LP chiude il lato A. L’album, che ha fatto esplodere la fama dei PF in tutto il mondo, costituisce uno dei maggiori successi commerciali pop/rock di sempre;
“Wish you were here” (dall’omonimo album, 1975.); e “shine on you crazy diamond”: brano, al pari dell’intero album, nostalgico ispirato, pare, dalla ricomparsa di Syd Barrett, pressoché irriconoscibile dall’uso di acidi dopo anni di latitanza, durante le registrazioni in studio;
“Another brick in the Wall” (da “The wall”, 1979), uno dei più belli e significativi dell’album (che è diventato un campione di vendite, verrà eseguito dal vivo in poche occasioni e ne sarà tratto l’omonimo film diretto da Alan Parker).