Un uomo scava nel suo giardino e trova una domus romana. Sembrerebbe un’assurdità, invece è proprio quello che è successo a Luke Irwin che, con l’intento di creare uno spazio in cui i figli potessero giocare, si è imbattuto in quella che forse è la villa d’epoca romana più grande mai costruita in un’isola britannica, nonché la più importante scoperta archeologica avvenuta nel Regno Unito degli ultimi tempi.
Il rinvenimento della villa è dovuto a Irwin, un designer di tappeti, deciso a trasformare un vecchio fienile in disuso, nella sua proprietà dello Wiltshire, in una stanza per i figli riservata al ping pong e dotata di un adeguato impianto elettrico. Originariamente gli elettricisti avevano suggerito di fornire l’energia sospendendo un cavo aereo che sarebbe partito dalla casa, ma è stato proprio Irwin ad insistere per sotterrare i cavi elettrici. Senza volere, questa seconda coincidenza fortuita ha contribuito alla scoperta.
Una volta iniziati i lavori di scavo gli operai si sono dovuti fermare a causa di un materiale molto duro a circa mezzo metro di profondità dalla superficie. Si trattava di pezzi di mosaico di qualità eccellente facilmente attribuibile al periodo romano, dal momento che nessuno eccetto i Romani ha mai utilizzato la tecnica del mosaico per decorare i pavimenti. E’ subito risultata evidente anche a Irwin la potenziale importanza di quello scavo iniziale e in seguito gli archeologi hanno confermato che il mosaico costituiva parte dell’apparato decorativo di una grandiosa domus costruita in un periodo tra il 170 e il 220 d.C e ristrutturata più volte fino al V sec. d.C.
La villa interrata sta venendo man mano alla luce grazie al lavoro degli archeologi che stanno scavando attorno alla casa di Irwin. La villa è posta esattamente al centro dell’antica tenuta e poggia su un’imponente lastra di marmo Purbeck, proveniente dall’omonima penisola nell’Inghilterra sud-occidentale. A rendere così significativo il ritrovamento è stato l’ottimo stato di conservazione della domus, che si è mantenuta proprio grazie al rivestimento di terra da cui è stata nascosta dopo il suo crollo avvenuto all’incirca 1400 anni fa.
Il risultato della scoperta è un’enorme residenza a palazzo che si sviluppava su una struttura a tre piani paragonabile alla villa di Chedworth, uno dei più rilevanti esempi di dimore romane nobiliari in Gran Bretagna. Anche nel caso del ritrovamento del Wiltshire si tratta certamente di una villa appartenuta ad una famiglia molto ricca, aspetto che non si desume solamente dalle dimensioni notevoli della tenuta ma anche dal ritrovamento di gusci di ostriche.
L’archeologo che dirige gli scavi, il Dott. David Roberts, ha spiegato che i mezzi del proprietario dovevano essere davvero notevoli, poiché per mantenere fresche le ostriche occorreva far portare molti barili di acqua salata dal mare, situato a vari chilometri di distanza. L’operazione, quindi, doveva essere estremamente dispendiosa. Tra gli altri ritrovamenti si annoverano un pozzo romano ben conservato, la tomba di un bambino romano realizzata in pietra e per finire frammenti di pietra provenienti da almeno 13 cave situate in Inghilterra. Questo fattore non lascia dubbi sul prestigio della famiglia romana, probabilmente proprietaria anche di un’altra residenza, come suggerisce Roberts. Si tratta di un ritrovamento rilevante da tutti i punti di vista e di una preziosa opportunità per il Regno Unito di approfondire lo studio sulle ville romane in territorio britannico.