MOSUL (Iraq) – Circa 4 mesi fa, una ragazzina di 12 anni è stata rapita dai miliziani dell’ISIS. La ragazzina è stata portata a Mosul, zona irachene sotto il controllo degli islamici, dove è diventata la loro schiava sessuale. Dopo aver convinto i suoi aguzzini a fornirle dei sonniferi per dormire, gli ha invece sciolti nel loro tè riuscendo così a scappare assieme alla zia 17enne. Dopo mesi di sofferenze, sono così riuscite a tornare a casa dove la 12enne ha potuto riabbracciare la madre e la sorella.
Dopo essere state rapite, le due ragazze sono state portate in un casa di Tel Afar, vicino alla città siriana di Mosul. Per 4 lunghi mesi, hanno subito violenze e stupri di ogni genere ma i miliziani dell’ISIS non sono riuscite a piegare i loro spiriti. La 12enne infatti è riuscita a convincerli di avere seri problemi a dormire, chiedendo quindi dei sonniferi. Approfittando poi di un momento di distrazione da parte dei suoi aguzzini, ha sciolto un’intera confezione di medicinali nel tè delle guardie che le sorvegliavano. La loro fuga ha avuto lieto fine: dopo aver raggiunto il territorio curdo, sono state soccorse e fatte ricongiungere alla loro famiglia. La felicità di essersi ritrovati però è oscurata dalla consapevolezza che altre due parenti sono nelle mani dell’ISIS.
Con uno stratagemma e una scatola di sonniferi, le due ragazze sono riuscite a fuggire raggiungendo il territorio curdo dove hanno trovato aiuto. La loro storia, non l’unica purtroppo, è stata raccontata da Vian Dakhil, unica parlamentare irachena di religione yazidi. La donna ha fatto notare che la minoranza religiosa a cui appartiene ha già subito forti persecuzioni ai tempi di Saddam Hussein. Ora, con il “fenomeno ISIS” il problema si sta ripresentando in maniera sempre più feroce. Le autorità locali affermano che questo purtroppo non è il primo caso di rapimento a scopo sessuale. Le giovani sottratte alle famiglie sono obbligate a diventare schiave sessuali dei loro rapitori, se si rifiutano vengono uccise senza pietà in vere e proprie esecuzioni. La “motivazione” fornita dai militi è la mancanza di adesione, da parte della comunità yazida, alla religione islamica.