In Italia, dall’inizio dell’epidemia nel 1982, sono stati registrati ben 67.000 casi di Aids, malattia che si è portata via 43mila vittime. Col tempo, grazie all’evoluzione della medicina moderna, i decessi sono diminuiti: nel 2014 sono emersi 858 nuovi casi, ma poco meno di un quarto di essi ha eseguito una terapia antiretrovirale prima dell’effettiva diagnosi. Questi dati drammatici vogliono dimostrare quante siano le persone che non sono a conoscenza della loro sieropositività in quanto, tra il 2006 ed il 2014, la percentuale di malati all’ultimo stadio di Aids è aumentata gravosamente. La motivazione non è chiara, ma la causa più probabile è la disinformazione.
La sindrome da immunodeficienza acquisita è una malattia che colpisce le difese immunitarie causata dal virus HIV (Virus dell’immunodeficienza umana). Questa malattia è tanto nota quanto, purtroppo, sottovalutata è la sua diffusione. Essa colpisce in prevalenza il sesso maschile, mentre, grazie a studi recenti, pare diminuita l’incidenza dell’Aids sulle donne; la fascia d’età più colpita è tra i 25 ed i 29 anni.
In Italia sono, oggi, 120.000 i casi: ogni due ore viene colpita una persona. I casi di contagio sono circa 4mila l’anno negli ultimi due anni. Questi sono i dati forniti dagli esperti in occasione dell’ottava edizione dell’Italian Conference of Aids and Antiviral Research che si terrà dal 6 all’8 giugno presso l’Università Bicocca di Milano. All’Icar, questa l’abbreviazione utilizzata, presenzieranno 150 personaggi tra scienziati e ricercatori, italiani e non e mille gli specialisti. L’obiettivo sarà quello di esporre le novità in ambito di prevenzione, diagnosi e cura, ma non solo: si cercherà di colpire sul vivo il vero e proprio problema di disinformazione generale, attualizzando la gestione della lotta all’Aids.