DALLAS – Una manifestazione di protesta contro le uccisioni di afroamericani da parte delle forze dell’ordine si è trasformata in vera e propria tragedia dai risvolti tanto gravi quanto tristi. Le fonti della BBC rivelano la presenza sul posto di quattro cecchini i quali avrebbero sparato a 11 agenti, 5 dei quali deceduti. Dei malfattori uno sarebbe stato catturato, mentre un altro si sarebbe costituito di sua spontanea volontà. Un terzo, durante il tentativo di negoziato, avrebbe confessato la presenza di ordigni nella città, in seguito si sarebbe sparato.
La notizia ha messo in allarme tutto il centro di Dallas e gli agenti stanno perlustrando ogni punto per trovare le bombe con l’ausilio di cani antiesplosivo. Il fuoco è stato aperto verso le ore 21 locali, secondo il capo della polizia David Brown, degli 11 agenti colpiti 10 avrebbero preso parte alla prima sparatoria, mentre l’undicesimo alla seconda avvenuta. Ma oltre alla polizia è stata vittima dell’attentato (può essere così definito) anche una civile, la 37enne afroamericana Shetamia Taylor la quale è rimasta ferita alla gamba. La donna sarebbe stata ferita per proteggere il figlio di 15 anni facendo da scudo.
Sono presenti diversi video della vicenda due dei quali hanno scosso l’opinione pubblica. Il primo video mostra la folla, la quale stava manifestando presso il John Kennedy Memorial, che scappa terrorizzata dagli spari. Il secondo lo scontro a fuoco tra un ragazzo ed un agente: il poliziotto non ce la fa. Tramite Twitter siamo venuti a conoscenza del rilascio del ragazzo che si era spontaneamente consegnato. L’organizzatore della manifestazione, Mark Hughes, infatti, ha spiegato che il giovane è suo fratello Cory che aveva deciso di partecipare portandosi un’arma.
Il presidente USA Barack Obama, da Varsavia, esprime il suo cordoglio per le vittime. Il suo discorso in merito ha posto l’accento sulle forze dell’ordine, spingendole ad evitare il nascere di pregiudizi nei propri ranghi sottolineando il fatto che vicende come quella accaduta non sono altro che sintomo di “una più ampia serie di disparità razziali”. Ha inoltre aggiunto che ciò che è avvenuto a Dallas non rimane unicamente un “problema afroamericano”, ma interessa l’intera America, la quale “può fare di più”.