BOLZANO. Si sapeva quasi tutto di Otzi, la mummia ritrovata 25 anni fa tra i ghiacci delle Alpi Venoste e ora custodita nel Museo Archeologico dell’Alto Adige. Otzi era di sesso maschile, visse tra il 5300 e il 5100 a.C., morì quando aveva circa 47 anni e soffriva di intolleranza al lattosio. Un solo elemento distintivo mancava all’appello degli studiosi: la sua voce. Ma proprio ieri, gli esperti di foniatria del San Maurizio di Bolzano e il CNR di Padova hanno trovato l’ultimo pezzo del puzzle, riuscendo a restituire la vita al “canto” dell’iceman del Similaun. l suoni, più che altro vagiti corrispondenti alle 5 vocali italiane, sono stati riprodotti attraverso la ricostruzione virtuale dell’apparato fono-articolatorio della mummia. Pronunciate in maniera grossolana e profonda, le vocali di Otzi ci restituiscono un’idea di quello che poteva verosimilmente essere il timbro della voce di un uomo vissuto 5.300 anni fa.
L’esperimento, unico nel suo genere, ha radici tutte italiane. L’idea di provare a ricostruire la voce della mummia è partita, infatti, da Francesco Avanzini e Rolando Füstös, foniatri dell’Ospedale di Bolzano. “A causa della sua particolare postura è stato molto complicato risalire alla voce di Otzi – ha dichiarato Füstös – tutto quello che c’era è stato schiacciato dal braccio sinistro che ha spostato tutte le strutture del collo. Il problema è stato risolto rimettendo gli organi virtualmente al loro posto, prendendo come modello le tac di pazienti integri e riparametrandole sulle caratteristiche fisiche di Otzi”. Il team di esperti italiano è riuscito nell’impresa e le vocali ottenute hanno un vago accento alto-atesino. “Non siamo sicuri di quale lingua parlasse Otzi – ha concluso Avanzini – probabilmente il retico, vista la provenienza geografica. Diciamo che l’accento scelto è un omaggio alla popolazione locale”.
La mummia del Similaun rappresenta di per sé una scoperta archeologica straordinaria, inserita dall’UNESCO tra i beni dell’umanità. Si tratta del primo corpo risalente a più di 5000 anni fa giunto fino a noi anatomicamente completo e sostanzialmente intatto. Il merito? E’ del ghiaccio, che, grazie alle basse temperature, ha permesso che il corpo di Otzi si mummificasse naturalmente. Ma i primati dell’uomo venuto dal ghiaccio non sono certo finiti: è il primo uomo tatuato di cui si abbia conoscenza (ben 61 sono i tatuaggi che ricoprono la sua pelle) ed è l’estremo rappresentante dell’età del rame. Grazie a lui, è giunta fino a noi una perfetta fotografia del passato: un uomo con uno zaino in spalla, colpito da una freccia di selce e morto mentre cercava di estrarla. Ora, grazie al lavoro degli esperti, la storia di questo viaggiatore del tempo rimarrà scolpita ai posteri anche attraverso la sua voce.