Il premio Nobel per la Medicina è stato assegnato ieri al biologo giapponese Yoshinori Ohsumi. Lo scienziato ha potuto confermare, a seguito di una ricerca durata vent’anni, l’esistenza dell’autofagia. Di cosa si tratta? L’autofagia è un meccanismo cellulare importantissimo che permette alla cellula di “mangiare se stessa” in caso di carenza nutritiva. Fagocitando i suoi stessi organelli “difettosi”, la cellula è in grado di sopravvivere e riciclarsi continuamente. Questo processo era già stato ipotizzato negli ’60, ma solo Ohsumi è riuscito a comprenderlo al meglio. Osservando un organismo semplicissimo come il lievito del pane, il vincitore del Nobel ha dimostrato che lo stesso meccanismo che permetteva al lievito di liberarsi degli scarti fosse presente in ogni tipo di cellula, perfino in quella umana.
Ma perché questa scoperta è così importante? L’autofagia fa sì che la cellula generi energia in caso di penuria di cibo o altri tipi di stress. La resistenza della cellula nei momenti di debolezza è data quindi dalla sua capacità di riciclarsi. Liberarsi delle parti danneggiate consente all’unità-base dell’esistenza di attuare un controllo qualitativo sui suoi elementi, eliminando virus e batteri. La cellula è la radice della vita e, insieme a lei, anche l’autofagia fa sentire il suo peso durante tutte le fasi di sviluppo di un organismo. “Il corpo umano vive attraverso questo processo di autodecomposizione – ha affermato il premio Nobel Ohsumi – E’ una forma di cannibalismo che cerca di mantenere un equilibrio delicato fra costruzione e distruzione. Questo è quello che in fondo caratterizza la vita”.
La ricerca giapponese ci regala un’istantanea sul funzionamento del nostro corpo. “Le scoperte di Ohsumi – ha dichiarato il Comitato del Nobel – aprono il percorso alla comprensione di molti processi fisiologici fondamentali, come l’adattamento dell’organismo in caso di fame e la risposta alle infezioni”. Non è la prima volta che la giuria del Karolinska Institutet di Stoccolma ha deciso di premiare le ricerche sulla “pulizia cellulare”. Infatti, nel 1974, il belga Christian de Duve si aggiudicò l’ambito premio con l’identificazione dei lisosomi, organelli adibiti alla soppressione delle sostanze inutili. La scoperta di Ohsumi permette alla medicina di fare un ulteriore passo avanti nella comprensione dei meccanismi cellulari di rimozione. Una sola domanda rimane aperta. Perché l’autofagia talvolta fa cilecca e alcuni batteri sfuggono alla distruzione?
Approfondimenti futuri permetteranno al mondo della medicina di fare luce sull’origine delle più gravi malattie che colpiscono l’uomo. Infatti, l’alterazione del processo di pulizia potrebbe rappresentare una concausa nell’insorgere di tumori, diabete e morbo di Parkinson. Queste malattie, in particolare il cancro, potrebbero essere curate migliorando la capacità delle cellule di auto-asportare particelle danneggiate. La scoperta da premio Nobel renderà possibile la progettazione di farmaci anti-tumorali efficaci? Migliorare la resistenza della cellula malata alle cure aggressive potrebbe diventare possibile grazie al ripristino dell’autofagia.