Melegatti: bloccata produzione per Natale

Melegatti, la crisi continua: stop ai pandori

Ci hanno provato con grande impegno e passione per il loro lavoro, ma alla fine non c’è stato nulla da fare. I dipendenti della Melegatti si sono dovuti arrendere di fronte alla decisione dell’azienda di bloccare nuovamente la produzione dei pandori ripresa solo poche settimane fa, ed ora il destino della società veronese è davvero in bilico e denso di nubi. L’assemblea riunitasi pochi giorni fa ha stabilito che gli operai andranno in cassa integrazione almeno fino al periodo della Befana, dunque ormai è certo che per le vacanze natalizie le attività commerciali alimentari non venderanno prodotti sfornati dallo storico stabilimento di San Giovanni Lupatoto. Naturalmente, in seguito a quest’ennesima crisi, i dipendenti sono fortemente preoccupati sia per la condizione di cassa integrazione, sia perché i tre mesi di stipendi arretrati che erano stati promessi con la ripresa dell’attività non sono mai stati versati. Intanto l’azienda veronese, al termine di una riunione piuttosto tesa, ha comunicato che, siccome nel periodo di Natale i pandori costano meno del pane, gli eventuali introiti non sarebbero bastati a far rifiatare le casse della società, rischiando addirittura di lavorare in perdita.

A questo punto si guarda con un certo timore verso il futuro, e si spera soprattutto che il fondo maltese che aveva collaborato alla ripartenza dei lavori qualche mese fa, decida di fare un passo avanti decisivo per acquisire l’intera società e fare in modo che si risolvano una volta per tutte i contrasti interni che hanno portato la storica Melegatti sull’orlo di una crisi irreversibile. Infatti le due famiglie imprenditoriali che in quest’ultimo periodo sono arrivate ai ferri corti sono quelle dei Ronca e Turco. La situazione è degenerata a partire dal 2005, ovvero in seguito alla morte di Salvatore Ronca, il quale fino a quel momento aveva gestito brillantemente lo storico brand nato nel 1884, quando Domenico Melegatti depositò il brevetto del pandoro presso il Ministero del Commercio dell’allora Regno d’Italia.

La rivalità e gli scontri interni, uniti ad una serie di scelte di marketing risultate errate, hanno fatto sì che col tempo l’azienda veneta continuasse ad avere problemi finanziari che, accumulatisi, hanno portato alla preoccupante situazione odierna, con la produzione dei pandori fermata e i dipendenti in cassa integrazione. Nonostante la ripresa dell’attività avesse fatto segnare buoni risultati, grazie anche alla solidarietà degli italiani che avevano deciso di acquistare i prodotti dolciari della Melegatti tornati sugli scaffali dei supermercati, adesso la produzione natalizia è da considerare archiviata e, di conseguenza, per evitare conseguenze ancora peggiori, si comincerà a studiare una strategia a lungo termine per le festività pasquali e per il lancio delle colombe, dietro la nuova direzione generale costituita dal Fondo Abalone e dal manager Marco Quagini.

La questione più delicata da risolvere, però, è quella economica. Nei prossimi mesi, infatti, bisognerà in tutti i modi ripianare i debiti contratti dalla società veronese, per una cifra complessiva che dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro. Il piano di risanamento dovrà essere approvato e sottoscritto proprio dai creditori che, se riterranno la strategia insufficiente alla copertura dell’intero debito, bocciando il documento decreteranno di fatto, il fallimento della Melegatti. La tempistica per provare a scongiurare quest’ipotesi è di 120 giorni che, al massimo, possono essere prolungati di altri 80, arrivando così ad un totale di 180 giorni per salvare l’azienda dolciaria veneta. Siccome il conto alla rovescia è partito già dal 7 novembre, la prima scadenza ci sarà il 7 aprile, mentre il limite ultimo sarà quello del 6 giugno, quando si dovrà dare una risposta definitiva sul destino della società.

In questa intricata situazione, il “deus ex machina” potrebbe essere l’Open Capital Fund, ovvero il fondo legato ad Abalone che fino ad oggi ha già investito 6 milioni di euro per rilanciare (inutilmente) la produzione dei pandori, e altri 10 milioni per realizzare una campagna pubblicitaria per il periodo di Pasqua. La speranza dei dipendenti e dei consumatori italiani che non vorrebbero vedere il fallimento di un’eccellenza nostrana del settore dolciario, è quella che la società maltese possa acquisire la maggioranza delle quote, per subentrare a tutti gli effetti come nuova proprietaria della Melegatti e far ripartire una volta per tutte l’attività della storica azienda veronese.

Patrizia Gallina