Barbara Lezzi contro il progetto Tap.

Tap, tensione M5S-Lega, il ministro Lezzi: “Servono infrastrutture”

Il progetto di realizzazione del gasdotto Tap rischia di generare una profonda spaccatura nella maggioranza di governo. La struttura dovrebbe diramarsi lungo il territorio italiano per circa 8 chilometri, ai quali si andrebbero ad aggiungere gli 800 metri sotto il mare che bagna San Foca, località pugliese. Sulla questione si stanno duramente confrontando Lega e Movimento 5 Stelle che, al momento, sembrano essere piuttosto distanti, con delle diversità di vedute che rischiano di mettere in difficoltà i rapporti fra i due primi partiti italiani.

In sintesi, da un lato ci sono i pentastellati nettamente schierati contro la Tap; dall’altro invece si trovano i leghisti che spingono affinché l’impianto venga portato a termine. Sullo sfondo, non mancano critiche ai battibecchi interni al governo, con diversi esperti del settore che ricordano come l’Italia difficilmente potrebbe divincolarsi dalla realizzazione del gasdotto, avendo già siglato numerosi trattati internazionali inerenti proprio questo progetto che, ormai da circa 10 anni, sta attraversando diversi Paesi, tra i quali ci sono anche Albania e Azerbaijan. Di recente, la distanza tra M5S e Lega si è ulteriormente acuita in seguito ad un intervento di Barbara Lezzi, ministro per la coesione territoriale, la quale ha fondamentalmente ribadito l’opposizione dei grillini alla Tap, ricordando a Matteo Salvini che l’Italia in questa fase ha ben altre priorità.

Nello specifico, in un lungo post pubblicato su Facebook, il ministro Lezzi, rivolgendosi direttamente al segretario della Lega, ha evidenziato che nel nostro Paese “servono le infrastrutture”, soprattutto al sud e nelle zone più interne del centro-nord. Secondo la politica leccese, proprio la mancanza di investimenti in questo settore ha causato la perdita, nel meridione, di ben 300mila posti di lavoro. Insomma, per Barbara Lezzi conta di più intervenire per approntare strade sicure, ma anche per migliorare la rete ferroviaria, la sicurezza nelle scuole e per dare sostegno alla ricerca universitaria.

Anche il premier Giuseppe Conte si è espresso sulla delicata vicenda Tap. Il Presidente del Consiglio, dopo essersi confrontato con il sindaco di Meledugno – il paesino pugliese in cui si trova la spiaggia di San Foca, che durante le elezioni del 4 marzo ha concesso al Movimento 5 Stelle il 67% delle preferenze – ha avuto un atteggiamento più attendista e prudente rispetto a Lega e M5S. Conte, infatti, dopo aver garantito al primo cittadino di Meledugno che il governo presterà la massima attenzione alla vicenda, ha anche ricordato che, proprio in merito al gasdotto, l’Italia ha sottoscritto numerosi accordi, e che di recente anche il presidente statunitense Donald Trump ha fatto pressioni sul nostro Paese affinché non venga meno agli impegni presi.

La Lega, nel frattempo, sembra piuttosto intransigente sulla questione. Matteo Salvini è disposto a confrontarsi e a fare un passo indietro sulla Torino-Lione, mentre ha ribadito di non voler fermare né la Tap, né tantomeno la progettazione di altre opere pubbliche come il Terzo Valico destinato a collegare Genova con l’Europa del Nord. Per portare i cittadini dalla sua parte, il vicepremier leghista ha fatto leva su un argomento che sta molto a cuore agli italiani, ricordando che, grazie al gasdotto: “le bollette scenderanno del 10%”. Una mossa dal taglio popolare che potrebbe fortemente frenare le velleità dei pentastellati.

La matassa, in qualche modo, dovrà essere dipanata, poiché a partire dal primo ottobre dovrebbe riaprire a San Foca il cantiere della Tap che, se si dovessero rispettare i tempi, potrebbe iniziare a funzionare già dal 2020. Si tratta di una intricata vicenda che il governo M5S-Lega ha ereditato dai suoi predecessori, giacché di questo gasdotto che parte dal Mar Caspio si discute già dal 2005, ben consapevoli che, qualora l’Italia dovesse porre il suo veto definitivo alla prosecuzione dei lavori, si andrebbe incontro al pagamento di sanzioni e penali che potrebbero anche sfondare il muro dei 15 miliardi di euro.

Patrizia Gallina