In questi primi giorni di marzo stiamo vivendo un vero e proprio assaggio di primavera, con giornate miti e prevalentemente soleggiate. Tuttavia questa situazione, se da un lato può apparire piacevole, dall’altro comporta un aumento anomalo delle temperature che rischia di causare la comparsa anticipata di alcuni tra gli insetti più fastidiosi, le zanzare.
Alessandra Della Torre, docente di parassitologia all’Università La Sapienza di Roma, raggiunta da Il Messaggero ha spiegato che, in effetti, se la colonnina di mercurio non dovesse scendere entro le prossime 3-4 settimane, si potrebbe già raggiungere un’elevata quantità di zanzare. Dunque, facendo dei semplici calcoli, già dai primi giorni di aprile si dovrebbe fare i conti con le punture, i fastidi, ma anche i problemi di salute che possono portare questi piccoli insetti. Inoltre potrebbero risultare più resistenti e difficili da debellare rispetto al solito perché la loro comparsa in anticipo potrebbe creare delle difficoltà ai piani di disinfestazione dei vari Comuni italiani.
La dottoressa Della Torre si è soffermata innanzitutto sulla “Culex pipiens” – meglio conosciuta come zanzara comune – che è in grado di sopravvivere anche al periodo invernale e che inizia a proliferare nel momento in cui emergono i primi caldi. Di solito dovrebbe toccare il punto più alto di densità fra i mesi di maggio e luglio ma, purtroppo, com’è successo negli ultimi anni, il clima sempre più mite fa in modo che i tempi vadano ad accorciarsi. L’esperta ricorda che, al di là dei lievi fastidi legati al ronzio e alle piccole punture di questi insetti, il problema più serio riguarda il rischio di trasmissione del virus del Nilo Occidentale che, se nella maggioranza delle persone comporta solo lievi sintomi come mal di testa, nausea o febbre, nei bambini e negli anziani può degenerare. D’altronde già nel 2018, a causa delle temperature più alte e della comparsa in anticipo delle zanzare, sono stati registrati centinaia di casi e ben 42 vittime.
La parassitologa ha anche messo in guardia da un probabile approdo prima del previsto della ben più temuta zanzara tigre, “Aedes albopictus”, le cui larve già a giugno potrebbero schiudersi. In questo caso l’allerta riguarda l’eventuale contagio da Chikungunya, un virus proveniente dai Paesi tropicali che causa febbre alta, spossatezza e dolori articolari, e che anche in questo caso può comportare complicazioni gravi sui pazienti più deboli. La dottoressa Della Torre ha menzionato il caso del 2017, quando nel Lazio c’è stata una vera e propria epidemia con 400 persone colpite dalla suddetta patologia. Dopo aver messo in evidenza il rischio legato ad una comparsa anticipata delle zanzare con conseguenti rischi per la salute, la studiosa ha anche aggiunto che si è ancora in tempo per approntare le misure adeguate per tutelarsi, poiché è ancora possibile intervenire sia nel pubblico che nel privato.
Per quanto concerne gli spazi pubblici, risulta fondamentale avviare dei trattamenti laddove si accumula l’acqua, come intorno ai tombini stradali. L’esperta sostiene che basterebbe ricorrere a degli insetticidi biologici a basso impatto ambientale che andrebbero applicati ogni 2-3 settimane.
Patrizia Gallina