Continua a salire il prezzo della benzina. In Italia, sono sempre di più gli automobilisti che preferiscono evitare di fare il pieno per non pagare un conto ‘salato’ al benzinaio. Secondo le informazioni raccolte dal ‘Corriere.it‘, i rifornimenti nella maggior parte dei casi non superano i 20 euro. La crisi tra Russia e Ucraina ha inevitabilmente fatto lievitare i prezzi del petrolio, considerando che i russi assieme agli arabi sono i maggiori esportatori del cosiddetto oro nero.
La situazione era già precipitata nel periodo della pandemia, con il calo della richiesta di carburante. Si stima che gli investimenti sul petrolio sono scesi dagli 800 miliardi di dollari del 2014 ai 320 del 2021. L’aumento del carburante non è dunque una stretta conseguenza della situazione in Russia, ma è frutto di una minore presenza del petrolio sul mercato: le grandi compagnie del settore stanno puntando anche su altri settori dell’energia, in particolare quella rinnovabile.
Caro Benzina: il ruolo della Russia
Rispetto al mercato del gas, quello del petrolio risulta maggiormente prevedibile. Gli esperti della Nomisma (Società di consulenza Strategica e Aziendale) ritengono che la ripresa del traffico aereo – dovuta alla progressiva diminuzione dei casi Covid – possa far tornare la richiesta a 100 milioni di barili al giorno, contro i 91 del 2020. In questo quadro, è fondamentale la posizione della Russia, da poco entrata nella Compagnia dei Paesi esportatori di petrolio (Opec+).
Intanto, il prezzo di un barile è arrivato alla soglia dei 100 milioni e, in caso di guerra, potrebbe lievitare a 120-130 milioni. Cifre astronomiche che andrebbero ad incrementare l’enorme spesa che gli italiani devono sostenere per il rifornimento. Al 21 febbraio infatti, 1 litro di benzina (self service) costa mediamente 1,82 euro, mentre per il diesel la cifra è di 1,72 euro. Un aumento di 1/2 centesimi al litro rispetto alla settimana precedente.
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