Le conseguenze che il Coronavirus lascia sul corpo sono molte.
Dolore al petto, palpitazioni, alterazioni del battito, unite a stanchezza e difficoltà a respirare.
Gli esperti hanno scoperto un Long Covid cardiovascolare classificato con il termine PASC (Sequele Post Acute da SARS-Cov-2, sequele dopo un’infezione da SARS-CoV-2).
L’American College of Cardiology ha pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, un documento che indica la strada per affrontare il Long Covid.
Il documento dovrebbe diventare una guida a cui attenersi.
Lo sottolineano gli esperti della Società Italiana di Cardiologia (SIC), richiamando l’attenzione sull’opportunità di sottoporsi a un corretto iter diagnostico in presenza di sintomi.
Long Covid e la sindrome di Pasc
Ciro Indolfi, Presidente SIC e Ordinario di Cardiologia all’Università Magna Graecia di Catanzaro, sottolinea: “Il long Covid a livello cardiovascolare viene ormai identificato come PASC. Sono così numerosi i casi di pazienti con un interessamento cardiovascolare dopo l’infezione acuta che si è definita una nuova malattia“.
“Si parla di PASC CVD – continua Indolfi – quando dopo i i test diagnostici si individua una vera e propria patologia cardiovascolare, oppure di PASC-CVS o sindrome PASC cardiovascolare quando invece gli esami diagnostici standard non hanno identificato una malattia cardiovascolare specifica ma sono presenti sintomi tipici come tachicardia, intolleranza all’esercizio, dolore toracico e mancanza di respiro”.
“Dobbiamo saperne di più da ulteriori studi ma l’importante – conclude Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto SIC e Ordinario di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli – è non trascurare segni e sintomi cardiovascolari che perdurino dopo 4 o più settimane dalla guarigione da Covid-19.
“Il virus – continua Filardi – ha effetti negativi su cuore e vasi ed è essenziale individuare subito un’eventuale ‘sofferenza’ cardiovascolare per poter intervenire al meglio”.