Nuove rivelazioni sul caso di Don Francesco Spagnesi, l’ex parroco 40enne di Prato travolto dallo scandalo.
Alle accuse di traffico internazionale di droga, spaccio, appropriazione indebita e tentate lesioni gravissime si aggiunge la truffa.
“Non mi riconosco più, il vortice della cocaina mi ha inghiottito. La droga mi ha fatto tradire i parrocchiani, mi ha spinto a raccontare menzogne, mi ha fatto compiere azioni delle quali mi vergogno. Adesso sono sieropositivo all’Hiv. Chiedo a tutti perdono“.
Queste le ultime dichiarazioni del parroco, rese in lacrime davanti ai suoi legali.
Don Francesco Spagnesi: le recenti dichiarazioni
Il parroco dovrà restituire circa 200mila euro. Forse di più.
Insieme ai suoi avvocati ha iniziato a redigere una lista di persone che hanno fatto le donazioni.
A quanto pare i soldi dei parrocchiani venivano girati direttamente sul suo conto corrente.
“Restituirò i soldi che per acquistare droga ho sottratto alla curia e alla carità dei miei parrocchiani. Saranno rimborsati. Venderò tutto quello che è di mia proprietà, anche la casa di montagna“, continua il parroco nella confessione.
La Procura sospetta che il prete possa aver infettato molte persone, senza avvertirle della sua sieropositività.
“Non ho detto niente perchè ero in cura, prendevo dei medicinali antivirali e dunque non ero contagioso anche se per alcuni mesi ho interrotto la terapia“, conferma Don Spagnesi.
“Volevo essere un pastore per i miei fedeli e sono finito nel vizio e nella perdizione. Ho iniziato a drogarmi una decina di anni fa, quando mi sono innamorato del mio compagno. Poi sono entrato nel giro della tossicodipendenza e i soldi non bastavano mai“, conclude.
Le parole dei legali del parroco
L’avvocato Federico Febbo racconta: “Nei primi anni di sacerdozio era straordinario. Colto e uno dei preti più stimati, un enfant prodige, nominato correttore dell’Arciconfraternita della Misericordia. Un ruolo davvero prestigioso“.
“La sieropositività di don Francesco Spagnesi era un fatto noto. Il punto è che per quest’accusa ci vogliono due presupposti, la prima è che la persona non abbia seguito le terapie e che quindi fosse contagiosa, la seconda è che ha avuto rapporti non protetti“.
“Una mente brillante, molto carismatica, purtroppo caduta nel baratro della cocaina“, conclude l’avvocato.