Roma – La salma di Ciro Esposito è tornata a Napoli, dove il forno crematorio attendeva il corpo del tifoso napoletano ferito a morte durante uno scontro con ultrà romaneschi. Dopo ben 50 giorni di ricovero, il ragazzo è deceduto a causa delle conseguenze di una ferita troppo grave per essere curata: a detta dei medici, l’organismo del giovane non avrebbe retto il conseguente “collasso multifunzionale progressivo”. Quanto di costruttivo si poteva trarre da questa tragica morte è emergo dopo l’autopsia del cadavere di Ciro, esame che ha fatto senz’altro chiarezza sulle circostanze dello scontro avvenuto lo scorso 3 maggio poco prima dell’inizio della Coppa Italia.
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L’autopsia ha mostrato come gli spari che hanno ucciso Ciro Esposito siano stati esplosi ad altezza d’uomo. Considerato anche che il giovane è stato colpito alla schiena, la prima ipotesi vedrebbe il ragazzo colpito mentre si stava allontanando dal conflitto. Questo scenario si sarebbe verificato quando Ciro avesse visto Daniele De Santis estrarre l’arma, oppure temendo la superiorità di forza degli ultrà che spalleggiavano l’uomo. Fatto sta che il tifoso napoletano e De Santis si trovavano in posizione eretta al momento in cui l’arma che ha ucciso Ciro ha centrato in pieno la sua schiena. Pochi attimi dopo lo sparo, gli amici del napoletano trascinavano a peso morto l’amico lontano dallo scontro.
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La dinamica resta ancora tutta da confermare, ma senza dubbio gli elementi emersi dall’autopsia chiariscono alcuni punti sui tasselli mancanti alla risoluzione del caso. La salma di Ciro Esposito è stata restituita alla famiglia, per poi essere accolta nella camera ardente allestita nell’auditorium del municipio di Scampia. De Santis invece è stato trasferito all’ospedale Belcolle di Viterbo, in un reparto riservato ai mafiosi in 41bis. Questa misura di sicurezza alleggerisce le preoccupazioni dei medici, che considerano l’ultrà romanesco ancora in gravi condizioni. Ulteriori aggiornamenti su questo e molti altri casi simili in arrivo su VNews24.