Roma – Trentadue anni di indagini, testimonianze, prove, colpi di scena, interrogatori choc: tutto gettato alle ortiche. Il Gip Giovanni Giorgianni ha così deciso di archiviare i fascicoli sulle scomparse, ancora avvolte nel mistero, di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: un colpo basso inferto alle famiglie delle due giovani, che nel lontano 1983 sono uscite di casa per vivere la propria ordinaria quotidianità, senza più fare ritorno dai propri cari. Il provvedimento del Gip arriva a seguito delle richieste del Procuratore Giuseppe Pignatone e dei PM Simona Maisto ed Ilaria Calò, che non hanno ritenuto rilevanti le prove accumulate nel corso di questi lunghi 32 anni. Deluso il fratello di Emanuela Orlandi, che però promette di continuare la sua strenua ricerca della verità.
I PROTAGONISTI. Scomparse a circa un mese di distanza l’una dall’altra, le vite – ed i casi – di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi si sono rapidamente intersecati, sino a legarsi indissolubilmente nelle parole e nelle battaglie delle famiglie delle due ragazze, che hanno utilizzato anche il mezzo televisivo per chiedere verità e giustizia per le due giovani. Sul caso di Emanuela Orlandi si è detto tutto ed il contrario di tutto. Erano 6 i principali indagati per la sua scomparsa, che pare ruotassero all’ambiente del Vaticano – da sempre restio a collaborare, nonostante gli appelli di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela – e alla arcinota Banda della Magliana.
Monsignor Pietro Vergari (ex rettore della Basilica di Sant’Apollinare, all’interno della quale per anni sono stati conservati i resti del boss della Banda della Magliana Renatino De Pedis), Sergio Virtù (ex autista di Enrico De Pedis), Angelo Cassani detto “Ciletto”,Gianfranco Cerboni alias “Giggetto”, Sabrina Minardi, ex compagna di De Pedis e Marco Accetti sono i sei protagonisti di una vicenda che assume incerti contorni da “noir” ma che, purtroppo, pare non possa avere una conclusione, nè un colpevole, per ridare giustizia alle famiglie Orlandi e Gregori. Nonostante le dichiarazioni choc rilasciate, in particolare, da due dei sei indagati per i sequestri delle giovanissime Emanuela e Mirella, i magistrati che avevano il compito di occuparsi dei due casi hanno ritenuto inattendibili le testimonianze raccolte perchè, a detta del Gip, “Tutte le segnalazioni, anche quelle fondate su meri sospetti, sono state accuratamente verificate. E molte di esse si sono rivelate il tentativo da parte di chi ha cercato di trarre un vantaggio dall’interesse sulla vicenda”.