Il 28 aprile 2012 tredici animalisti si sono introdotti nell’allevamento di cani beagle Green Hill di Montichiari, nel Bresciano. Durante l’assalto erano riusciti a portare via un centinaio di cani e cuccioli, che si sosteneva fossero destinati ai laboratori di tutta Europa e alla vivisezione. Poco tempo dopo l’irruzione l’allevamento era stato posto sotto sequestro e nel gennaio 2015 i proprietari erano stati condannati per maltrattamento di animali.
Il processo, che si è tenuto al Palazzo di Giustizia di Brescia, ha condannato per furto aggravato dodici dei tredici animalisti coinvolti. In base alle accuse, saranno quindi tenuti a scontare dieci o otto mesi di carcere e al pagamento di una multa di 300 o 450 euro ciascuno. La Lav (Lega antivivisezione) però protesta: la condanna andrebbe contro il riconoscimento dell’animale come essere senziente e verrebbe quindi considerato una mera proprietà privata. Gli animalisti non avrebbero rubato qualcosa, bensì salvato i cani dal maltrattamento. Secondo la sentenza infatti: “L’assalto all’allevamento non è stato un atto di liberazione di animali, ma un vero e proprio furto aggravato e danneggiamento”. I vertici di Green Hill hanno dichiarato di essere parzialmente soddisfatti dall’esito del processo. Al contrario la Lav spera in una rivalutazione dei fatti da parte della Corte d’Appello.