L’autopsia ha confermato la causa della morte di Ashley Olsen, la 35enne artista originaria dello stato della Florida, il cui corpo è stato rinvenuto lo scorso 9 Gennaio nel suo appartamento al 1°piano di uno stabile in via Santa Monaca: strangolamento. Nella giornata di ieri è stata esaminata la pista dello stalker, ma altri dettagli sono emersi nelle ultime ore sull’ultima notte dell’artista americana.
Ashley Olsen, stando a quanto emerso dall’autopsia effettuata nella giornata di ieri, non sarebbe stata strangolata a mani nude. Il suo assassino si è avvalso dell’aiuto di una corda o di un laccio (ma non del cavo usb rinvenuto sulla scena del crimine). Si attendono i risultati del tossicologico e del tampone effettuati per constatare se la donna abbia avuto un rapporto sessuale nei momenti che hanno preceduto la sua morte. Ma anche per verificare eventuali tracce di DNA estraneo, soprattutto sotto le unghie dell’artista (il che farebbe presagire che tra Ashley ed il suo aggressore ci sia stata una colluttazione).
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Il delitto della “porta chiusa”. Si indaga sugli incontri fatti la notte tra giovedì e venerdì da Ashley Olsen presso il locale “Montecarla” di cui l’artista americana pare fosse un’ habitué: “Veniva spesso da noi, ci dispiace molto per quello che le è capitato” hanno dichiarato i gestori del locale in via dé Bardi. Proprio in questo locale una delle impiegate pare abbia visto Ashley litigare con un’altra donna prima di ricevere una telefonata. Questa telefonata ha fatto si che la discussione tra donne venisse interrotta. Ashley Olsen, dopo aver salutato le sue amiche, è rimasta sola nel locale per un po’ ed ha lasciato il “Montecarla” intorno alle 3.30 del mattino, poi il nulla.