AUSTRALIA – Una straordinaria scoperta in Australia potrebbe ridisegnare le teorie sui dinosauri. In un allevamento di pecore, sono stati trovati i resti fossi di un gigantesco esemplare appartenente al sottogruppo dei titanosauri. “Finora si è sempre creduto che la maggior parte dei dinosauri australiani provenisse dall’Asia – ha spiegato il paleontologo Stephen Poropat – Ora emerge invece che la parentela è con il sudamerica”. La scoperta è stata fatta dal paleontologo e allevatore di pecore David Elliot e pubblicate nella rivista Scientific Reports.
Il nome scientifico di questa nuova specie è “Savannasaurus elliottorum”, dall’ecosistema di savana in cui questi dinosauri vivevano e dal nome del loro scopritore, Elliot. Questi sauropodi erano, come i brontosauri, rettili erbivori alti fino a 6 metri e lunghi da 12 ai 15 metri, possedevano un collo lunghissimo e zampe spesse come colonne. L’uomo ha scoperto i primi resti nel 2006 nella sua tenuta presso Winton, in Queensland centrale. Nel corso degli anni, assieme a ricercatori e volontari, sono stati portati alla luce 40 frammenti che hanno permesso di ricomporre il 25% dello scheletro dell’animale vissuto circa 95 milioni di anni fa. “Si tratto di uno degli scheletri di sauropodi australiani più completo finora trovati – ha dichiarato Elliot – Il fossile più grande è un femore di 100 chili”.
L’analisi dei fossili ritrovati ha indotto gli esperti a considerare una nuova teoria sugli spostamenti e sull’evoluzioni di questa particolare specie di dinosauri. Finora si credeva che si fossero diffusi spostandosi attraverso il Gondwana, antico continente che univa Australia, Africa, Antartide e Sudamerica. L’attuale analisi evolutiva sembra però suggerire che questa particolare specie di titanosauri abbia raggiunto l’Australia durante il Cretaceo, cioè in un secondo momento rispetto alle altre specie. “Se i nostri calcoli sono esatti devo aver attraversato l’Antartide – ha dichiarato Elliot – Nel Cretaceo i continenti erano già separati e l’Antartide era privo di ghiaccio grazie ad un periodo di naturale riscaldamento globale”.