INPS: Tommaso non vede da un occhio, ma “la cecità non è un handicap”

 invalidità tolta dall'Inps

 PAVIA – La storia, tanto choccante quanto reale, è successa nel pavese ad un bambino di nome Tommaso. Il piccolo è affetto dal morbo di Coats da quando aveva 6 anni, una malattia rara che colpisce un bambino su 30 mila, generalmente maschi, e che lo rende cieco ad un occhio. “Secondo la commissione che l’ha valutato a marzo Tommaso non è più invalido e non ha quindi più diritto all’indennità”: sono queste le parole pronunciate dalla madre di Tommaso, che non riesce a nascondere l’amarezza e la rabbia, dopo aver letto la lettera pervenutale a casa, che conteneva il verdetto del controllo effettuato dall’INPS.

Nel 2012 Tommaso ha iniziato a percepire l’invalidità grave da INPS e ASL (pari a 289 euro al mese) in corrispondenza al periodo scolastico, durante il quale il bambino ha potuto percepire l’assegno. Tommaso vede con un solo occhio, non può fare nessuna attività come sport, saltare o giocare a pallone perché basta un colpo alla testa per provocargli il distacco della retina. Questi sono i sintomi del morbo da cui è affetto. Il 3 marzo scorso Tommaso è stato convocato alla sede INPS per rivalutare il caso. Prassi per coloro che, affetti da una invalidità, devono sottoporsi a una visita di controllo per accertare che non siano avvenuti cambiamenti nella patologia.

La vista di Tommaso non è migliorata e non migliorerà in base a quanto hanno accertato i medici di Niguarda che lo seguono da anni. “Faremo ricorso ma non per una motivazione economica”, tiene subito a precisare la madre, “E’ una questione di rispetto e dignità. La malattia di Tommaso non ha avuto alcuna evoluzione, risulta stabile. Sarei la donna più felice del mondo se fosse il contrario e stesse meglio. Ma non è così. Noi viviamo una via crucis da quattro anni, dentro e fuori l’ospedale per fare interventi conservativi che limitino il rischio di emorragia o, ancora peggio, il distacco della retina.”

La madre del ragazzo ha dovuto condurre una battaglia durata otto mesi, tra assenze al lavoro, giorni di degenza per Tommaso e assenze a scuola: “Ora potrebbe essere in forse anche questa, così dovrò usare tutte le ferie per le visite e i controlli”, ha dichiarato, preoccupata. Ma non è finita qui, la madre si è presentata così con suo figlio il 3 marzo davanti alla commissione INPS: “E’ avvilente persino raccontarlo ma quando ci siamo seduti mi hanno chiesto: ‘Da quale orecchio non sente suo figlio?’ Non avevano nemmeno visionato la documentazione, un bel malloppo che il Niguarda aveva fornito e che era in loro possesso già dalla precedente visita. Non l’hanno nemmeno visitato ma lui era presente e ora ha un’età in cui capisce. Facciamo tanto per non fargli pesare la sua malattia.”

Non solo la burocrazia sembra non dialogare, ma si contraddice pure: “Il verbale dell’Asl redatto nel settembre 2012 (la revisione ci sarà a settembre 2014), quello che determina o meno la fruizione della legge 104”, spiega la madre, “ha stabilito che mio figlio è inserito nella categoria dell’handicap grave. Ora invece per l’Inps la malattia di Tommaso non giustifica l’invalidità.” Vedremo, a questo punto, chi tra i due istituti avrà la meglio.