Sanità, calano le prestazioni e aumentano i tempi d’attesa

SANITÀ – Quella che, ad un primo colpo d’occhio, potrebbe essere una sorpresa positiva per gli italiani diventa una notizia sconcertante. Nell’ultimo trimestre dell’anno la popolazione italiana sembrerebbe ammalarsi meno. Ma è solo controllando le liste d’attesa che si ottiene una risposta veritiera su ciò che sta accadendo. Se le prestazioni calano, sono i tempi d’attesa ad allungarsi.

I cali sono stati in Lombardia del 7%, in Piemonte dell’8%, in Toscana del 9,5%, in Emilia Romagna del 6%, in Liguria del 9%, in Molise del 13% fino a raggiungere un record in Campania del 51%. Parlando di numeri si tratterebbe circa di 20 milioni in meno di prestazioni, un dato che se riguardasse la salute degli italiani sarebbe più che confortante, ma così non è. Tutte le visite registrate in meno nell’anno 2018 sono nelle agende della sanità 2019. Saranno infatti effettuate nei primi mesi dell’anno e i pazienti dovranno attendere il 2019 prima che tutto questo sia possibile.

Non è complicato capirne il motivo. Come una qualunque azienda, gli ospedali, devono chiudere il bilancio annuale in pareggio. E’ senza dubbio un principio condivisibile siccome permette allo Stato di tenere sotto controllo le spese delle Regioni ma nella pratica questo comporta solo una posticipazione nell’ultimo trimestre dell’anno delle visite all’anno successivo.

Questo dato non è nuovo, avviene circa ogni anno e il motivo è solo contabile. Gli ospedali, soprattutto i privati convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale, ci curano finché hanno i soldi. Quando li finiscono, come avviene verso fine anno, chiudono le agende per le prenotazioni e ai pazienti di quasi tutta Italia viene detto che la lista d’attesa è molto lunga.