Eminem, Queen, AC/DC: quando la musica piega i prigionieri

Musica

“Una musica può fare”, cantava Max Gazzè qualche anno fa. Le sette note sono spesso legate a sensazioni e intenti più che positivi: con una canzone si può dichiarare il proprio amore, celebrare i propri successi, sorridere e cementificare un legame. Cosa accade, però, quando sono i poteri alti della giustizia segreta americana a gestire una playlist musicale tanto eterogenea quanto, per certi versi, infernale? La musica può diventare un autentico strumento di tortura? Stando ad alcune recenti indiscrezioni trapelate da agenti CIA e prigionieri invisibili appena usciti dal negativamente celeberrimo carcere di Guantanamo, pare proprio di si. 

Britney Spears ai tempi di Baby One More Time

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Da Britney Spears ai Metallica, dai Queen agli AC/DC, la playlist musicale studiata ad hoc dalla CIA è un vero mix di generi diversi che, riproposti a random ai sospetti terroristi detenuti a Guantanamo, diventava un metodo costrittivo letale quanto i più notori mezzi di tortura psicologica utilizzati dai Servizi Segreti statunitensi. A rendere pubblica questa curiosa e choccante notizia sono stati ex agenti ed ex detenuti del maxi carcere di Guantanamo, oltre al giornalista britannico Andy Worthington. Nel suo bestseller del 2007 “The Guantanamo Files”, Worthington già rivelava come la CIA ricorresse alla musica occidentale per spezzare la volontà dei sospetti terroristi. “Musica con la quale i prigionieri non avevano familiarità“, racconta il giornalista nel suo libro, suonata per 24 ore filate finchè, come dichiarato da un ex detenuto di Guantanamo Ruhal Ahmed intervistato da Worthington, “Perdi ogni cognizione e fa paura pensare che potresti diventare pazzo a causa di tutta quella musica, a causa del rumore altissimo e perché dopo un po’, non percepisci più le parole delle canzoni, tutto quello che senti è un rumore intenso“.