L’Irlanda ha aperto la strada verso le unioni tra omossessuali con un referendum. Il Paese, cattolicissimo per antonomasia, si distingue per essere stato il primo al mondo a lasciare ai cittadini l’importante compito di decidere se riconoscere o meno alle coppie gay il diritto di sposarsi. I voti a favore sono stati il 62,1% (quasi 1 milione e 300mila), mentre i contrari solo il 37,9% (circa 734mila). Il ministro della Sanità Leo Varadkar lo ha definito un “giorno storico per il Paese”, considerando anche l’affluenza in massa alle urne a Dublino.
Aodhan O Riordain, ministro per le Pari opportunità, ha rivelato la lieta notizia su Twitter scrivendo: “È sì. Una valanga a Dublino, sono fiero di essere irlandese”. La particolarità della Costituzione irlandese, risalente a 78 anni fa, è che ogni modifica deve essere preceduta da un referendum popolare. Ecco perché in Irlanda i cittadini hanno votato per riconoscere o meno alle coppie omosessuali il diritto di sposarsi, proprio come gli eterosessuali. In particolare gli irlandesi dovevano accettare o respingere una nuova clausola: “Il matrimonio può essere contratto, in accordo con la legge, da due persone senza distinzione di sesso”.
Sono 21 ora i Paesi in cui le unioni omosessuali sono legalmente riconosciute. Il referendum non ha apportato modifiche riguardo le adozioni, già possibili per le coppie omosessuali, e la maternità surrogata, tema su cui mancano attualmente delle norme. Enda Kenny, premier dell’Irlanda ha ringraziato soprattutto i giovani per la vittoria del sì. Kenny, cattolico praticante, è convinto che il referendum sia un messaggio alla comunità internazionale sulla “leadership pionieristica” del Paese. La presidente della Camera Laura Boldrini preannuncia possibili cambiamenti in materia di matrimoni omosessuali commentando: “Dall’Irlanda una spinta in più. È tempo che anche l’Italia abbia una legge sulle unioni civili. Essere europei significa riconoscere i diritti.”