“Where The Children Sleep”, le foto choc dei bimbi siriani

Moyad e Walaa hanno cinque anni. Il primo è sopravvissuto ad un attacco bomba che lo ha privato per sempre della mamma ed ora versa in gravi condizioni in un ospedale in Giordania. Il secondo guarda verso l’obiettivo. La foto ritrae gli occhi chiari di un bimbo in fuga, occhi pieni di lacrime di una creatura spaventata. Come Ahmad, di sette anni, sopravvissuto ad un proiettile shrapnel, come Shehd, ritratta in posizione fetale raggomitolata per terra. La bimba della foto è dovuta crescere troppo in fretta e nei suoi disegni d’infante non ci sono più case e fiori ma solo armi.

Lacerano il cuore le foto dei bimbi più piccoli ritratti dal fotoreporter: Amir, di soli 20 mesi, e Fara, di due anni.  Amir vive in una tenda di plastica e la sua mamma crede che il suo piccolo, “nato rifugiato”, sia nato traumatizzato. Fara ha una sorella più grande, Tisam, ed insieme trascorrono il tempo giocando con un pallone di fortuna arrangiato dal loro papà.  “Il conflitto e la crisi possono anche essere difficili da capire , ma non è difficile capire che questi bambini hanno bisogno di un posto sicuro per dormire – ha detto l’autore delle foto intervistato dalla CNN – Questo è facile da comprendere. Hanno perso la speranza, e ci vuole molto perché un bambino smetta di essere tale e smetta di essere felice, anche nei posti veramente brutti.”

“Where The Children Sleep” mostra al mondo foto choc che racchiudono una grande verità: non esistono e non devono esistere vittime di serie A e vittime di serie B, foto condivisibili con hastag e foto da cestinare e di cui dimenticarsi. Le vittime sono vittime e la sofferenza è sofferenza, che sia essa francese, russa, siriana, americana.