Loredana Bertè, autobiografia choc: “Mio padre era un violento”

Uno spaccato di vita crudo, un boccone davvero difficile ed amaro da mandar giù per la Bertè, che ammette anche di continuare a punirsi per non esserci stata per la sorella Mia Martini nel drammatico momento della sua morte. Un evento che ha segnato, indissolubilmente, la vita della cantante. “Purtroppo la fine della  storia con Borg ( l’uomo che la Bertè ha amato di più, n.d.r.) ha coinciso con la morte di Mimì, e io non mi sono mai più ripresa. Non è vero che il tempo cancella: è sempre ieri”, spiega Loredana Bertè, che ripercorre nella sua autobiografia i momenti immediatamente precedenti al drammatico decesso di Mimì,  che colpiscono il lettore come un pugno dritto allo stomaco: “Lei prima di morire mi ha telefonato e io non ho risposto. Poco prima aveva anche insistito per regalarmi un cellulare: “Così ti trovo”, diceva, ma io non l’ho voluto. Mi sono punita per questi errori che avrebbero potuto salvarle la vita”.

“Mi sono chiesta: quali sono le cose che mi piacciono di più? Viaggiare e amare. Ho smesso di fare entrambe – conclude Loredana Bertè – Ho smesso di amare anche me stessa, e non ho più ricominciato. Per tre anni sono rimasta in casa a guardare il soffitto”. Una sola promessa tiene “viva” Loredana Bertè, la “pasionaria” della musica italiana: “Adesso aspetto solo che quello stronzo di mio padre muoia per prendere le ceneri di Mimì e spargerle nel mare di Bagnara Calabra“.