Roma – Non hanno paura, i numerosi fedeli giunti da ogni parte del Mondo per l’inaugurazione del Giubileo della Misericordia. In barba all’allarme terrorismo, alle condizioni meteo non propriamente favorevoli, alle massicce misure di sicurezza attuate dal Governo nostrano e dalla Capitale, i pellegrini hanno sostato dinnanzi a San Pietro per assistere all’apertura della Porta Santa da parte di Papa Francesco. Una celebrazione religiosa unica nella sua diversità, che ha visto due Pontefici – Bergoglio e il dimissionario Ratzinger – oltrepassare insieme quella soglia simbolo dell’uguaglianza, dell’amore, del perdono: tutti valori cardine di questo Giubileo della Misericordia, arricchito dalle storie di alcuni fedelissimi che hanno compiuto delle vere e proprie imprese per essere presenti oggi a Roma, autentica Capitale della fede.
La storia di questo Giubileo della Misericordia è costruita attraverso i racconti, le esperienze e le emozioni vissute dai pellegrini giunti da ogni parte d’Europa e del resto del Globo per assistere all’importante evento religioso. Fedeli come Pablo, originario di Granada, che ha intrapreso un “cammino della speranza” da Fidenza, in provincia di Parma, sino a Roma, portando una grande croce autografata dalle persone incontrate lungo il tragitto. 47 i chilometri al giorno percorsi da Pablo, 17 i giorni che ha impiegato per assistere all’apertura della Porta Santa.
“All’inizio avevo pensato di fare la via Francigena in solitaria, ma poi ho pensato che poteva essere un’esperienza utile anche agli altri – racconta alla stampa Pablo – Così aprimmo una pagina Facebook ‘Cada paso una esperanza’ dove, una volta terminato il viaggio, racconterò la mia esperienza. Alla base di tutto c’è una causa solidale, l’intenzione di raccogliere i fondi per diverse associazioni. Tra queste una che si occupa di malattie rare e di ricerca sul cancro”. La prima dedica sull’enorme croce che Pablo ha portato sulle spalle per ben 17 giorni è per la sorella Blanca, purtroppo malata. “E’ un modo per sentirla vicina“, spiega Pablo, divenuto un insolito messaggero dei popoli in questo Giubileo della Misericordia.
Fa sorridere d’amore anche la storia di Vittorio, 79enne ex podista del Ravennate, giunto a Roma con la sua apecar ed un cartello dedicato al Pontefice. “Lugo di Romagna saluta Papa Francesco”, questa l’insegna che campeggia sul simpatico cartello di Vittorio, che ha spiegato così la sua necessità di presenziare al Giubileo: “Non potendo venire con le mie gambe, ho deciso di venire con il mio apecar ‘camperizzato’ per salutare Papa Francesco. In passato sono stato in Francia e in Portogallo – come documentano le numerose bandiere internazionali portate dal simpatico Vittorio – E anche a Santiago de Compostela e oggi non potevo non essere qui anche a costo di affrontare un lungo viaggio“. Vittorio e Pablo sono due importanti tasselli di questo Giubileo della Misericordia, che alla paura del terrorismo antepone l’amore per il diverso, nonostante ed oltre ogni dietrologia politica.