ARSIERO (VICENZA) – A distanza di due mesi dalla morte di Ermes Mattielli, arrivano finalmente le motivazioni della sentenza a suo sfavore. Per i giudici non doveva sparare ai ladri, avrebbe dovuto avvertire le forze dell’ordine sparando al massimo colpi di avvertimento in aria. Per loro non c’era pericolo, quindi non si può parlare di legittima difesa. Oltre alla condanna per tentato duplice omicidio, l’uomo avrebbe dovuto anche risarcire i ladri che si erano introdotti nel suo deposito. La cifra era stata fissata a 135 mila euro, una somma per non sapeva come pagare dal momento che viveva con una piccola pensione di invalidità di 120 euro al mese.
La vicenda risale alla notte del 13 giugno 2006 quando Mattielli sorprese due ladri nel suo deposito di rottamazione. L’uomo sparò 12 colpi con la sua pistola (una Tanfoglio 9×21) ferendo i due nomadi, Blu Helt (36 anni) e Cris Caris (31). In seguito, Mattielli fu condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di carcere con risarcimento di 135 mila euro. Lo scorso 5 novembre, il 62enne è morto a seguito di un infarto all’ospedale Alto Vicentino di Santorso, dove era stato ricoverato pochi giorni prima in seguito a un malore. “Era preoccupato per il futuro – racconta l’avvocato Maurizio Zuccollo – Temeva il pignoramento della casa per pagare i 135 mila euro”. Per molti infatti l’infarto, e quindi il decesso, è stato una conseguenza dello stress derivato dalla sentenza e dall’obbligo di risarcimento.
Mattielli non aveva figli, nemmeno fratelli o sorelle. La sua eredità dovrebbe andare quindi a un cugino che abita ad Arsiero. E qui, quella che per alcuni viene considerata una vera e propria beffa: i due nomadi attendono ancora il risarcimento. La cifra di 135 mila euro dovrebbe essere pagata dall’intestatario dell’eredità ma non è sicuro che questa basti a coprire il risarcimento. In questo caso, il suo patrimonio potrebbe andare direttamente ai due nomali che nel 2006 furono feriti durante il tentativo di furto.
“Ermes Mattielli non aveva necessità di difendersi sparando addosso ai due nomadi. Doveva chiamare le forze dell’ordine e al limite sparare in aria”. Questa la motivazione alla sentenza emessa dal tribunale collegiale di Vicenza presieduto da Maurizio Gianesini. Una condanna questa che per molti rappresenta una vera e propria ingiustizia. Il “derubato” è stato incriminato con l’accusa di tentato omicidio, mentre i due uomini che hanno cercato di derubarlo sostanzialmente sono rimasti impuniti. “Mattielli avrà anche sbagliato – ha dichiarato Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto – ma ha pagato a caro prezzo quello sbaglio e altri se la ridono”.