USA – Qualche anno fa, un episodio terribile ha scioccato l’America. Il 14enne Philip Chism è stato accusato di aver stuprato, ucciso e nascosto in un bidone della spazzatura una sua insegnante, la 24enne Colleen Ritzer. Secondo le ricostruzioni della polizia, la donna amava molto il suo lavoro e stava cercando di aiutare il ragazzo a recuperare matematica, la materia da lei insegnata, dove Philip aveva un’insufficienza. L’insegnante, dopo aver notato i problemi del 14enne, gli aveva chiesto di rimanere a scuola per cercare di risolvere la situazione. In un video diffuso recentemente, si vede la 24enne uscire sorridente dall’aula e andare verso il bagno.
Nel filmato, si nota Philip uscire dalla stanza con un taglierino e indossare dei guanti. Il ragazzo ha seguito l’insegnante e, dopo averla stuprata nei bagni, l’ha uccisa con 16 pugnalate. Il 14enne è poi uscito dal bagno con del sangue sui vestiti e con i pantaloni dell’insegnante in mano. L’epilogo della vicenda è ancora più scioccante: Philip ha messo il cadavere dell’insegnante in un bidone della spazzatura e l’ha gettato in un bosco. Il corpo è stato ritrovato assieme ad un bigliettino che recita: “Vi odio tutti”. Poco lontano, la polizia ha trovato la carta d’identità di Philip il quale, dopo il brutale omicidio, è andato a guardare un film al cinema utilizzando la carta di credito di Colleen.
A dicembre dello scorso anno, l’ormai 16enne Philip ha affrontato il tribunale visto che nel Massachusetts chiunque abbia un’età maggiore ai 14 anni viene trattato come un adulto. La difesa del ragazzo ha dichiarato che Philip soffre di problemi mentali e stava avendo un attacco psicotico quando ha aggredito Colleen. L’accusa ha invece sottolineato che i sintomi del ragazzo sono inconsistenti e che lui sa riconoscere la differenza tra giusto e sbagliato. Inoltre, il 14enne quel giorno è andato a scuola con un’arma, abiti di ricambio e guanti, sottolineando che l’omicidio era premeditato. La giuria ha giudicato colpevole Philip, il quale non ha mostrato emozioni per la sentenza e per la scelta dei giudici di fargli passare 40 anni in carcere.