Carcerati a teatro con “Padiglione 40”: un viaggio nella reclusione

Padiglione 40Padiglione 40 – Giunti ormai al decimo anno di rappresentazioni teatrali, la compagnia degli “Scatenati”, composta da alcuni attori professionisti e detenuti del carcere di Marassi, debutta alla Corte di Genova con “Padiglione 40“. Indubbiamente un gran successo quello della prima giornata che ha riempito la platea al mattino di studenti e alla sera di molti curiosi o affezionati. Più di duemila persone hanno già assistito allo spettacolo, che si è rivelato davvero emozionante.

La storia è già nota, poiché si ispira a quella del romanzo e del film “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Un criminale viene spedito nel settore psichiatrico di un carcere, proclamandosi pazzo. Una volta lì, si accorge coscientemente dei soprusi che vengono attuati nei confronti dei ricoverati e, a mente lucida dato che finge di prendere la medicina, cerca di far capire loro che il comportamento di poliziotti e infermiere non è corretto. Inutile la terapia che li costringe a parlare dei loro problemi più profondi, inutile e crudele la disciplina. Ecco perché si impone con tutte le sue forze affinché possano vedere la finale dei mondiali di calcio, ecco perché sogna ad occhi aperti assieme agli altri la libertà costruendo una finta barca a vela. Per questo verrà punito con l’elettroshock. Nel frattempo, stringe varie amicizie e scopre le vicende che hanno portato lì ciascuno: l’amico detto Pulcino, ad esempio, ha forti contrasti irrisolti con la madre, mentre il gigante sordomuto ha ucciso un uomo che aveva provato a fare del male al padre. Si immaginano la fuga, finché non se ne presenta l’occasione la notte di Natale: corrompono una guardia e riescono a far entrare due amiche nel carcere. Una notte di bagordi e libertà che, purtroppo, costerà parecchio a tutti. Scoperti il giorno dopo, Pulcino si suicida per lo stress psicologico causato dalla caposala, mentre il protagonista tenta di strangolarla in un impeto d’ira. Resta un solo modo per volare via dal nido…

Rispetto agli spettacoli passati, quest’anno i detenuti hanno portato sul palcoscenico qualcosa di davvero forte e toccante che vuole riflettere non solo sulle condizioni dei manicomi, presenti anche a Genova, ma anche sul loro stato di detenuti. È interessante come venga analizzato il concetto di libertà: un po’ di libertà viene punita immediatamente con la tragedia. L’unica soluzione per scappare via è utilizzare quel crocifisso vuoto appeso alla parete, ma la libertà non è un dono di cui tutti possono usufruire. “Padiglione 40” è un inno alla vita, è un risveglio di un qualcosa che sembrava perduto, è una nuova speranza che mette radici in se stessi, con amare risate e pianti commossi.

Questo progetto ha ormai molti sostenitori, tra cui i Rotary Club e dall’anno scorso il Teatro Stabile. Il teatro è sicuramente uno strumento utile per far riflettere e comprendere la gravità delle proprie azioni e imparare a relazionarsi in maniera corretta con gli altri. Vedere quanto impegno e quanta passione mettono nella realizzazione è un segno della loro volontà di rimediare, di ricominciare e di mettersi in gioco. Il teatro, del resto, offre a tutti, spettatori e attori, del tempo di piena libertà.