MILANO – Simona Othman, 33enne milanese, era quasi giunta al termine della gravidanza quando ha perso il bambino. Lunedì pomeriggio si era recata in ospedale a causa di forti dolori addominali ma era stata dimessa dopo la visita. A casa ha avuto una forte emorragia ed è stata operata d’urgenza ma ormai per il figlio non c’era più nulla da fare. La Procura di Lodi ha aperto un’inchiesta per scoprire le reali cause della tragedia e l’eventuale responsabilità dei medici.
La data prevista per il parto di Simona era il 18 gennaio ma lo scorso lunedì si è dovuta recare, assieme al compagno, nel Pronto Soccorso dell’ospedale Vizzolo Predabissi di Melegnano a causa di forti dolori addominali. Dopo la visita, in cui non è stato riscontrato alcun problema, è stata dimessa: per i medici stava bene e non c’erano pericoli, eppure la donna continuava a lamentare una lieve malessere. In serata ha iniziato a perdere sangue ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale dove è stata sottoposta ad un cesareo d’urgenza. Il bambino purtroppo non è sopravvissuto. La famiglia ha sporto denuncia contro l’ospedale e la Procura locale si è subito attivata sequestrando cartelle cliniche e predisponendo l’autopsia sul corpo del piccolo.
Dai primi riscontri sembra che ci sia stata “una tempestività di azione dei sanitari coinvolti nell’accaduto e osservanza delle procedure” eppure rimane ancora il sospetto che la tragedia potesse essere evitata. Il referto clinico del primo ricovero non evidenzia motivazioni per ulteriori accertamenti ma i familiari hanno dichiarato di voler andare fino in fondo: secondo loro il bambino di Simona poteva essere salvato. Le indagini, coordinate dal PM Laura Siani, si stanno concentrando sui 5 medici che hanno visitato la donna, indagati per omicidio colposo.