La strage in Texas riapre il dibattito sul possesso delle armi in America

Armi – Dopo la strage del 2 ottobre al concerto country di Las Vegas, l’America torna ad essere di nuovo un luogo di morte. Lo scorso 5 novembre, Devin Kelley, 26enne americano, ex militare dell’aeronautica congedato con disonore, ha ucciso 26 fedeli della chiesa battista della piccola contea di Sutherland Springs.

Quest’ennesima strage ha inevitabilmente riacceso il dibattito sul possesso delle armi negli Stati Uniti.
Un recente articolo pubblicato sul sito di Rai news ha rivelato dettagli sconcertanti: secondo un rapporto dell’Istituto di Giustizia nazionale, il numero di armi da fuoco disponibili sul suolo statunitense si aggira intorno ai 310 milioni, numero esorbitante, se si pensa che è quasi la metà del numero complessivo mondiale (650 milioni).

Inoltre, possono essere acquistate in maniera molto semplice: i maggiori di 18 anni possono acquistare “solo” un fucile o un fucile a canna liscia, chi ha più di 21 anni una pistola, semplicemente presentando un documento d’identità. Il venditore si limita poi a registrare i dati e associarli al compratore.
L’America si conferma come paese con più armi pro-capite al mondo. Ogni 100 statunitensi, 89 sono in possesso di almeno un’arma da fuoco, e il tasso di omicidi è altissimo, 25 volte più alto di quelli che avvengono negli altri stati del mondo. Nel 2016 le sparatorie di massa sono state 477, più di una al giorno.

Durante gli anni della presidenza Obama (2009-2016), la produzione, importazione e vendita di armamenti è cresciuta, fino a raggiungere una spesa esorbitante, 46 miliardi di dollari, più di quelli spesi durante le presidenze di Clinton e Bush insieme. Secondo il Report di Archivio Disarmo, le leggi restrittive sul possesso di armi da fuoco ha paradossalmente comportato un aumento degli acquisti da parte degli statunitensi, che temevano restrizioni sulle vendite. Tutto questo associato all’aumento delle vendite a causa del timore per la sicurezza personale della popolazione.

Negli Stati Uniti l’approvazione di leggi più severe viene ostacolata, da oltre 30 anni, dall’influenza della National Rifle Association, la principale lobby per le armi, che finanzia centinaia di politici locali e nazionali e conduce campagne di comunicazione molto aggressive sul controllo delle armi. 
La politica della NRA, associata al timore dei cittadini statunitensi, ha portato un consistente blocco di elettori a dichiararsi contrari alle leggi per un maggiore controllo, appellandosi al secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti: “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto.” L’Emendamento però era stato adottato nel dicembre del 1791 e in quel periodo gli armamenti erano molto diversi. 
Quest’anno ci sono stati circa 11.600 morti a causa di armi da fuoco (in gran parte suicidi), l’equivalente di 4 attacchi dell’11 settembre 2001 per numero di vittime.