Marina Ripa di Meana e Maria Antonietta

Marina Ripa di Meana, sedazione profonda: parla Maria Antonietta Farina

Marina Ripa di Meana è morta il 5 gennaio 2018 all’età di 76 anni, dopo aver combattuto per 16 anni contro il cancro. Nel videotestamento affidato all’amica Maria Antonietta Farina Coscioni, Marina aveva fatto sapere di aver pensato inizialmente al “suicidio assistito in Svizzera”. Cambiò idea solo dopo aver parlato con l’amica, la quale le ha consigliato di percorrere la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda.

Marina Ripa di Meana ha lasciato un messaggio per tutti gli italiani e lo ha affidato all’amica dal momento che lei non era più in grado di parlare o fare qualsiasi cosa a causa delle terribili sofferenze. La donna aveva fatto sapere che il tumore si era impossessato del suo corpo, ma non della sua mente. Aveva capito che la fine era ormai arrivata, per questo aveva parlato di suicidio assistito in Svizzera ad Antonietta. Queste le sue parole: “Le ho chiesto di parlarle, lei è venuta. Le ho manifestato l’idea del suicidio assistito in Svizzera. Lei mi ha detto che potevo percorrere la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda. Io che ho viaggiato con la mente e con il corpo per tutta la mia vita, non sapevo, non conoscevo questa via. Mi ha anche spiegato che posso essere assistita qui a casa, posso sceglie di intraprendere questo ultimo tratto di strada della mia vita tra i mie affetti più cari, i mie amici, il mio mondo”.

Maria Antonietta Farina Coscioni parla della sedazione profonda di Marina Ripa di Meana e della differenza con l’eutanasia

Intervistata da La RepubblicaMaria Antonietta Farina Coscioni ha raccontato che Marina Ripa di Meana fu molto felice quando la aiutò a trovare un’alternativa migliore al suicidio assistito. A detta sua le brillavano gli occhi, si sentiva sollevata e felice di poter trascorrere gli ultimi momenti della sua vita a casa con la sua famiglia. Ha poi spiegato la differenza tra la sedazione e l’eutanasia dicendo: “C’è una discriminante precisa: non si somministra un farmaco che porta alla morte in un tempo ben preciso, che nel suicidio assistito può essere cronometrato. Il tempo di sedazione profonda, invece, dipende dalle condizioni del malato, che passa le sue ultime ore in un sonno profondo”.