Il caso sull’omicidio di Gloria Pompili si è ufficialmente chiuso. Nella giornata di ieri, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per i due imputati: la zia della ragazza, Loide Del Prete, e il convivente di quest’ultima Saad Mohamed Elesh Salem. A nulla è servito il ricorso presentato dai legali di entrambi contro la pena inflitta dalla Corte d’Assise d’Appello.
La storia attorno all’omicidio di Gloria Pompili
La vicenda della giovane 23enne, trovata morta a Prossedi, in provincia di Latina, risale al 2017. Gloria Pompili era stata costretta a prostituirsi dalla zia e dal suo compagno con i quali viveva insieme ai due figli. Vittima di violenze e maltrattamenti, la ragazza veniva accompagnata ogni sera nei pressi di Nettuno dove svolgeva la sua attività, intrattenendo i clienti. A fine serata, i due imputati la picchiavano e la derubavano di quanto guadagnato dalla giovane in quell’arco di tempo, come accaduto nella notte del 23 agosto di quattro anni fa. Fatali si sono rivelate le ferite rimediate dalla vittima a seguito dei numerosi colpi inflitti dai due condannati. Gloria aveva provato a difendersi per un’ultima volta ma, come dimostrato anche dall’esame autoptico, a nulla sono valsi i suoi tentativi.
La condanna definitiva
Lasciata sola e senza l’aiuto di nessuno, la 23enne è quindi caduta nelle mani dei suoi aguzzini che, per un’ultima volta l’avevano picchiata fino allo sfinimento. Fondamentali, ai fini della condanna, sono state le deposizioni di alcuni parenti della ragazza, come il figlio. Quest’ultimo aveva raccontato di aver visto Saad Mohamed Elesh Salem picchiare più volte la giovane madre. Anche per questo motivo, la Suprema Corte di Cassazione, nel pomeriggio di martedì 11 maggio, ha condannato i due a vent’anni di carcere per omicidio volontario aggravato. Assolto, invece, il marito di Gloria, Hady Saad Mohamed, che era stato inizialmente accusato di maltrattamenti in famiglia.
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