Continua a destare scalpore la scelta del Vaticano e della chiesa cattolica di opporsi al v Ddl Zan. Molteplici risultano essere i nodi attorno a tale movimento, a partire dalle condotte punibili. Secondo quest’ultima, sarebbe fondamentale tutelare la libertà di espressione e definizione di identità del genere, al fine di abbattere l’omofobia e l’odio.
Attualmente, il codice si occupa di sanzionare ogni tipo di incitamento alla violenza o discriminazione causati da motivi etnici, religiosi o nazionali. Il provvedimento aggiunge anche: “discriminazioni fondate su sesso, genere orientamento sessuale, identità di genere o disabilità”. Il testo considera delicati aspetti, soprattutto nel 4 articolo denominato “salva idee“. Quest’ultimo prevede che: «ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». Questa normativa è stata, inoltre, analizzata dalla Santa Sede, la quale ha espresso la propria opinione sulle motivazione che hanno spinto i funzionari a dire di no al Ddl Zan. A seguire, maggiori dettagli.
Il Vaticano non può accettare la legge Ddl Zan, ecco perché
Secondo la Chiesa cattolica, la garanzia della libertà di espressione è il punto centrale del dibattito intorno alla legge. Il testo presentato dal centrodestra, in linea teorica potrebbe finire dello spettro dell’illiceità. Altro tema saliente, per giunta evidenziato con nota verbale dalla Santa Sede, risulta essere il settimo articolo del testo. Nel caso in cui, la normativa dovesse entrare in vigore, tutti gli studenti dovrebbero festeggiare la “Giornata nazionale contro omofobia, transfobia e lesbofobia”. Una limitazione educativa e culturale.
Analizzato infine l’articolo numero 1, in cui si ridefinisce la terminologia di genere, orientamento sessuale e identità di genere. Quest’ultima viene esplicata nel seguente modo: «l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione».
A proposito di ciò, interviene l’ex giurista Giovanni Flick, il quale esprime il suo dissenso riguardo l’approvazione della legge poiché potrebbe portare confusione. Egli conclude: «sarebbe più agevole introdurre il concetto di sesso in tutte le sue forme e manifestazioni».