La morte di Vanessa Zappalà poteva essere evitata. La 26enne uccisa ad Acitrezza dall’ex fidanzato, Antonino Sciuto, aveva denunciato la sua situazione ai carabinieri. La giovane voleva essere protetta ma, alla fine, il suo aguzzino è riuscita a raggiungerla durante quella che doveva essere una serata in compagnia di alcuni amici.
Morte Vanessa Zappalà: l’intervista del padre a Il Corriere della Sera
Il padre della ragazza, adesso, non si da pace e racconta, in una lunga intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, la difficile situazione che stava vivendo sua figlia. “Fino a prima di Ferragosto continuava a vivere da reclusa con il terrore di incrociarlo“, ha dichiarato l’uomo. Vanessa, infatti, era da mesi che temeva la reazione del suo ex fidanzato. “Quando dopo botte e parolacce mia figlia l’ha mollato, quando io gli ho tolto le chiavi di casa, ha cominciato ad appostarsi per ore sotto le finestre o davanti al panificio dove Vanessa lavorava“, ha proseguito il padre. Per questo motivo, la 26enne si era rivolta alle autorità nella speranza di ottenere maggiore protezione.
Le minacce e il rilascio immediato
La denuncia, come raccontato dal genitore, è arrivata a seguito di un episodio che aveva fatto scatto l’allarme: “Abbiamo scoperto che con un duplicato delle chiavi la sera si intrufolava nel sottotetto di casa mia, una sorta di ripostiglio, e dalla canna del camino ascoltava le nostre chiacchiere“. Ma non era l’unica strategia adottata dall’ex fidanzato di Vanessa. Antonino Sciuto continuava a spiare la ragazza “con dei Gps, delle scatolette nere piazzate sotto la macchina di Vanessa e sotto la mia. Come hanno scoperto i carabinieri quando finalmente, chiamati da mia figlia, lo hanno arrestato“. Dopo una notte passata in caserma, però, l’uomo è stato rilasciato con il divieto di avvicinarsi alla giovane. Ma domenica notte è accaduto ciò che si poteva evitare se solo l’ex fidanzato della 26enne fosse stato fermato in tempo.