Bagheria

Bagheria, blitz antimafia: i boss progettavano un omicidio “lo scanniamo come un vitello”

Sventato un omicidio a Bagheria, da sempre punto base di Cosanostra, grazie all’operazione Persefone dei carabinieri.
Nonostante i numerosi avvertimenti un uomo, Fabio Tripoli, giovane pregiudicato negli ultimi mesi spesso violento e ubriaco, ha continuato a sfidare i boss mafiosi, con minacce e illazioni.
I boss, per controllare le strade e mantenere l’ordine pubblico, avevano deciso per una spedizione punitiva, ma il ragazzo non voleva saperne.
Così si è deciso l’omicidio. I boss avevano già pianificato i dettagli. “Lo portiamo in campagna e lo scanniamo come un vitello”, dicevano.
I militari di Palermo hanno eseguito un provvedimento di fermo per 8 indagati.
L’accusa: associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di armi clandestine, estorsione, lesioni aggravate e maltrattamenti.

Bagheria: le indagini

Le intercettazioni della Polizia da subito hanno riconosciuto la voce al telefono.
Quella di Massimiliano Ficano, fidato postino di Bernardo Provenzano 16 anni fa.
Il 46enne mafioso di Bagheria ha assunto il ruolo di capomafia, vantandosi di aver “fatto la storia“, come spesso diceva.
Arrestato stanotte, insieme ad altre sette persone, su provvedimento del procuratore capo Francesco Lo Voi e Salvatore De Luca, per sventare l’omicidio scoperto con le microspie.
In manette sono finiti anche Gino Catalano, Bartolomeo Scaduto, Giuseppe Cannata, Salvatore D’Acquisto, Giuseppe Sanzone e Carmelo Fricano.
Nel corso delle indagini sarebbe emerso il ruolo di Carmelo Fricano, vicino alla famiglia mafiosa di Bagheria e a Leonardo Greco.
In passato diversi collaboratori di giustizia hanno indicato Fricano come prestanome di Greco.
Le indagini hanno consentito di raccogliere una serie di elementi nei confronti dell’imprenditore, adesso indagato per associazione di tipo mafioso.

Le dichiarazioni dei Carabinieri

E’ stato possibile accertare che il ruolo di comando, ricoperto in una prima fase da Onofrio Catalano, con il placet dell’allora capomandamento Francesco Colletti, era poi stato assunto dal più autorevole Massimiliano Ficano”.
Quest’ultimo aveva indotto Catalano a ridimensionare il proprio ruolo e lo ha relegato in posizione subordinata ma sempre sotto la supervisione del nuovo capofamiglia
“, dichiarano dal comando dei Carabinieri.