Il piccolo Samuele è morto lo scorso venerdì 17 settembre 2021 a Napoli all’età di soli tre anni dopo essere precipitato dal terzo piano dell’abitazione in cui viveva con la sua famiglia. All’inizio era sembrato un tragico incidente, ben presto è però venuta fuori l’amara verità. Il bimbo non è caduto dal balcone accidentalmente, è stato il collaboratore domestico a buttarlo giù.
Nella serata di venerdì i carabinieri si sono recati a casa del 38enne, Mariano Cannio, all’inizio lui non rispondeva al citofono. Gli agenti hanno insistito per qualche minuto prima che lui aprisse la porta. Quando l’uomo ha iniziato a parlare della vicenda hanno subito capito che non era un testimone, ma l’assassino. Il collaboratore domestico ha raccontato che quella mattina mentre faceva le pulizie nella casa della famiglia di Samuele ha giocato insieme al piccolo. Ha poi aggiunto: “Ad un tratto l’ho preso in braccio, sono uscito fuori dal balcone, mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo.”
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Mariano Cannio confessa di aver fatto cadere lui il piccolo Samuele dal balcone, ecco cosa ha detto il 38enne
Ai carabinieri Mariano Cannio ha poi detto di aver subito sentito delle disperate urla provenire dal basso e si è spaventato, era consapevole di essere lui la causa di ciò che stava accadendo. Ha poi continuato dicendo di essere fuggito e di essere andato a mangiare una pizza nel quartiere in cui vive la famiglia della giovane vittima, la ‘Sanità’. Quando è tornato a casa si è disteso sul letto e ha iniziato a pensare a ciò che era successo. Durante l’interrogatorio con il magistrato il 38enne ha aggiunto qualche dettaglio alla sua confessione. Ha detto di aver fatto cadere il bimbo dal balcone perché ha avuto un capogiro, ha poi concluso dicendo: “Non mi sono nemmeno affacciato perché ho avuto paura. Mi sentivo in colpa e sono scappato.”