I fatti risalgono 13 dicembre del 2017 nella periferia di Zevio, a Verona, quando Ahmed Fdil bruciò vivo all’interno dell’auto in cui viveva come clochard dopo che aveva perso il lavoro. Del suo omicidio fu accusato un ragazzino, lui insieme ad un gruppo di adolescenti da tempo lo prendevano in giro. Inizialmente si era pensato ad un tragico incidente, in seguito alle indagini si scoprì però che ad ucciderlo erano stati due ragazzini di 13 e 17 anni.
I due confessarono di aver lanciato per scherzo dei fazzoletti infiammati contro l’auto del 64enne, confessarono poi che da tempo avevano preso di mira Ahmed Fdil per noia. Il 13enne per via della sua giovane età non era imputabile, il 17enne finì invece nel tribunale dei minori dove chiese in preda alla disperazione di poter recuperare la sua vita. Rischiava 14 anni di carcere ma il giudice decise di concedergli la ‘messa alla prova’, un percorso di osservazione e psicoterapia per tre anni e un programma rieducativo gestito dai servizi sociali.
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Da qualche giorno si è concluso il suo periodo di riabilitazione. Il 21enne lo scorso lunedì è tornato libero, da qualche mese è anche tornato a vivere insieme alla madre. In questi anni ha fatto volontariato, ha assistito disabili e anziani. Insieme all’allora 13enne ha anche incontrato alcuni rappresentanti del Comune, durante l’incontro ha detto: “Sono cambiato, mi comporterò bene”. Il legale del 21enne parlando di lui ha detto: “In questi anni ha dimostrato di essere maturato e di voler costruirsi un futuro all’interno della società, dimostrando di poter diventare un adulto onesto e responsabile.“