Bernardo Raimondi, un artigiano palermitano in mano agli usurai, ha raccontato la sua singolare disavventura a “Il quotidiano siciliano LiveSicilia”. Sopraffatto dai problemi economici 10 anni fa l’uomo fu costretto a chiudere la sua piccola azienda di ceramiche e licenziare tutti i dipendenti. Oggi vive di espedienti. “In questi anni lo Stato mi ha dato un piccolo aiuto in base alla legge sulle vittime di usura, la Caritas mi ha pagato qualche bolletta, ma la mia situazione è molto difficile e oggi mi sono ridotto a elemosinare.” Chiede così aiuto al Papa e l’aiuto arriva: un assegno da mille euro per fronteggiare, almeno per qualche settimana, le gravi difficoltà economiche. Peccato che ci si mette di mezzo la burocrazia. L’assegno non può essere incassato alle poste e in nessuno degli istituti di credito della sua città, che per pagare l’assegno chiedono l’apertura di un conto corrente. A meno che il malcapitato non si metta su un aereo e vada a riscuotere a Roma, direttamente presso la banca che ha emesso l’assegno.
Qualche mese fa è stata la moglie a prendere l’iniziativa di scrivere a Papa Francesco, raccontando la loro storia e chiedendo un aiuto. E il 4 dicembre scorso è arrivata la risposta di monsignor Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa: “Desidero anzitutto significarle che l’elemosineria apostolica, la quale ha il compito di erogare modesti e saltuari sussidi ai poveri che nelle loro necessità si rivolgono al Santo Padre, non ha la possibilità di concedere somme elevate. Tuttavia poiché la situazione da lei descritta esige un rapido intervento, ho il piacere di rimetterle in via eccezionale l’unito assegno di mille euro”. Aiuto che, precisa l’arcivescovo Krajewski, “E’ rimesso a nome di Sua Santità Francesco, il quale l’accompagna con la preghiera e con una particolare benedizione apostolica“.
Con la lettera arriva anche l’assegno di mille euro. Ed è proprio qui che inizia il piccolo calvario per cercare di incassarlo. L’artigiano e la moglie provano prima alle poste e poi in banca. Tutti inutile. Non lo si può incassare se non si è titolare di un conto corrente, né girare a terze persone. Per ricevere il contate vi ci può rivolgere solo alla banca che lo ha emesso, che però ha sede a Roma. Niente da fare, o quasi. Infatti la soluzione è stata trovata sempre dalla Santa Sede, che qualche giorno fa ha fatto sapere che risolverà il problema aggirando la burocrazia bancaria: quanto prima al posto dell’assegno arriverà un vaglia postale e Raimondi potrà andare tranquillamente ad incassarlo.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Fonti: corriere