SVEZIA – Rapita, violentata e segregata in un bunker a Kristianstad, in Svezia. Questa la triste storia di una 30enne residente in Svezia. Secondo le prime ipotesi delle autorità, il suo rapitore aveva costruito il bunker proprio per la sua vittima. Inoltre, dal materiale trovato al suo interno, sembrava essere intenzionato a tenerla rinchiusa per molti anni. Di lui si conoscono solo l’età e la professione: si tratta di un medico 38enne.Una storia questa che rievoca la vicenda accaduta in Austria dove un uomo ha tenuto segregata la figlia per 24 anni abusando ripetutamente di lei.
Forse per un ripensamento o forse per paura delle conseguenze, l’uomo ha portato personalmente la sua vittima al distretto di polizia. Qui, le ha imposto di raccontare una storia per giustificare la sua scomparsa. È stato proprio il racconto della donna però a insospettire gli agenti, portandoli a scoprire la verità sull’ultima settimana vissuta dalla 30enne. Secondo quanto ricostruito, la donna si trovava nella sua casa di Stoccolma quando è stata drogata con delle fragole. In seguito, l’uomo l’avrebbe prima violentata e poi portata nel suo bunker a circa 350 miglia di distanza. Per sei giorni la donna è stata continuamente sedata e violentata.
La donna lo scorso settembre è stata una paziente del suo rapitore. L’uomo infatti la scorsa settimana è tornato a farle visita, e durante l’incontro è riuscito a somministrarle un potente sonnifero. Quando il farmaco ha fatto effetto, l’ha violentata e, grazie ad una sedia a rotelle, l’ha trasportata in macchina. Recatosi a Kristianstad, ha condotto la donna in un bunker, costruito da lui stesso. L’edificio è stato costruito in 5 anni di lavoro con l’unico scopo di diventare una prigione. Un piano studiato nei dettagli il suo, tant’è che aveva predisposto il materiale necessario per effettuare prelievi di sangue e tamponi intimi. Dopo aver avuto la conferma che la donna non avesse malattie sessualmente trasmissibili, l’ha costretta ad assumere un anticoncezionale per poter avere rapporti non protetti.
L’appartamento di 60 metri quadri, forse costruito dallo stesso medico, era costituito da una camera da letto, un bagno, una cucina e un giardino coperto. All’interno, gli agenti hanno trovato diversi oggetti, tra cui maschere in lattice forse usate durante il rapimento. La quantità di medicinali e di viveri trovati fanno supporre che la prigionia della donna fosse solo agli inizi. “Pensiamo che volesse tenerla rinchiusa per anni – ha dichiarato il procuratore Peter Claeson – Riteniamo tra l’altro che avesse costruito il bunker per portarci più di una vittima”. Dopo essere stato arrestato, il medico ha confessato il rapimento della donna ma ha negato di averne abusato.