Polemica al vetriolo negli USA investe la serie fantasy, tratta dal romanzo di George R. Martin, “Game of Thrones”. Lo show, trasmesso dalla emittente statunitense HBO (in Italia, l’ inedita quarta stagione è attualmente messa in onda dal canale satellitare Sky Atlantic), ha riscosso da sempre un notevole successo di pubblico, ma non ha avuto altrettanta fortuna con la critica spettacolare, spesso disgustata di fronte all’ eccessiva presenza, nel telefilm, di scene di violenza e sesso gratuite. E’ proprio la spudorata “carnalità” esibita nella quarta stagione a fare storcere il naso ai principali tabloid statunitensi, che gridano allo scandalo di fronte ad una scena di stupro che vede protagonista i gemelli Jamie e Cersei Lannister, già “colpevoli”, in “Game of Thrones”, di aver commesso incesto.
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LO STUPRO E’ GLAMOUR? Partiamo da un presupposto interessante: sul piccolo schermo sesso, potere e malvagità in tutte le sue forme più perverse sono “sdoganate” già da tempo. La gente, oramai, non si scandalizza più: prodotti di successo come “Spartacus”, tutto il filone degli “crime shows” ed, appunto, “Game of Thrones” hanno mostrato al telespettatore medio tutte le atrocità fisiche ed emotive che un essere umano è capace di commettere. Perchè, allora, choccarsi per una singola scena?
La puntata incriminata della quarta stagione di “Game of Thrones”, dal titolo “Breaker of Chains”, mette in mostra in pochi frame tutte le perversioni proibite che abitano l’ animo umano. Nella scena “clou”, che si svolge nel corso della veglia funebre del giovane Joffrey, la bella Cersei Lannister cede alle pressanti “avances” del fratello gemello Jamie, che le usa violenza proprio davanti il corpo inerme del frutto del loro amore proibito. In un solo colpo, la trasposizione televisiva curata da David Benioff e D.B. Weiss porta in scena tre abomini dell’ uomo: incesto, stupro e necrofilia. Tanto è bastato per “infiammare” la polemica via Internet e carta stampata, mentre il regista della puntata “inquisita” ha tentato invano di difendere il suo operato.
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QUANDO IL TROPPO “STROPPIA”. Alex Graves, che ha diretto il terzo, discusso episodio di “Game of Thrones”, ha giustificato la scelta di porre nella puntata una scena così forte sottolineando che quello fosse l’ unico modo di mostrare al telespettatore il particolare gioco di potere che intercorre tra i peccaminosi gemelli Lannister. La scusa, però, pare non reggere. I magazine statunitensi parlano di una sorta di “giustificazione dello stupro”: la regina Cersei pare arrivare persino a legittimare la violenza da ella subita con il rischio, concreto, di mostrare ai patiti della serie fantasy quanto “fashion” possa essere lo stupro. Tale teoria “denigratoria” nei confronti di “Game of Thrones” pare supportata proprio dall’ autore del celebre romanzo, quel George R. Martin che, dalle pagine del suo blog, ha tenuto a rendere nota al mondo la sua posizione di dissenso rispetto al lavoro di Graves. Nel libro, infatti, non è riportata alcuna scena di stupro. Martin denuncia un pericoloso abuso di violenza gratuita nella trasposizione televisiva di “Game of Thrones”. Il dibattito sull’ uso di certi “mezzi” sul piccolo schermo rimane aperto ed acceso.