Milano – Una donna è rimasta incinta per errore in seguito ad una prescrizione sbagliata effettuata dal suo medico curante. Il dottore, che esercitava a Bareggio, in provincia di Milano, aveva prescritto ad una sua paziente un cerotto ormonale per errore al posto di un cerotto anticoncezionale. La donna che si era rivolta al suo medico per evitare di avere altri bambini, è rimasta incita poche settimane dopo la prescrizione sbagliata. La donna ha comunque deciso di portare a termine la gravidanza, ma ha denunciato il suo medico per ottenere un risarcimento del danno patrimoniale.
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Nel 2008 la donna, che in passato aveva già fatto uso della pillola, si era rivolta al suo medico curante chiedendo la prescrizione di un cerotto anticoncezionale in quanto la sua situazione economica e quella del suo compagno non le avrebbe permesso di poter mantenere un altro figlio, considerando il fatto che la coppia aveva già altri figli nati da precedenti relazioni. Il medico curante le aveva però prescritto erroneamente l’Estraderm Tts50, un farmaco per la terapia ormonale in menopausa. La donna, rimasta incinta, ha partorito un bel bambino nel 2009. A questo punto, i genitori del bambino si sono rivolti a un legale per avere un risarcimento del danno patrimoniale. Il giudice ha dato loro ragione. “È certa la responsabilità per grave negligenza o grave imperizia (del medico) – scrive il giudice nella sentenza – avendo sbagliato clamorosamente la prescrizione di un farmaco il cui foglietto illustrativo non lascia dubbio alcuno“. Per questo motivo, il medico negligente è stato condannato a pagare 400 euro al mese fino al compimento dei 20 anni del bambino (che al momento ha 5 anni). In totale, 116 mila euro, compresi gli interessi, oltre a 16 mila euro per le spese legali.
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Il medico condannato ha fatto sapere che i suoi legali hanno presentato ricorso in appello. Durante il processo appena conclusosi, il medico aveva detto che la donna si era rivolta a lui perché aveva il ciclo irregolare e non aveva detto che non voleva avere figli. Nel corso del dibattimento erano stati ascoltati tre testimoni e la difesa aveva obiettato che anche la paziente aveva mancato di leggere il foglietto illustrativo. Si individuava, quindi, secondo i legali del medico, un “concorso di colpa“. Ma questo, secondo il giudice “non è un comportamento esigibile da parte del paziente“. Da qui la condanna al risarcimento.