Qualche giorno fa Papa Francesco, durante la sua omelia a Sibari, si è scagliato contro la mafia, definendola “adorazione del male e disprezzo del bene comune”, attaccando duramente gli uomini della ‘ndrangheta: “non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”. Oggi l’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini, rivela alla radio vaticana la reazione dei detenuti del carcere di Larino, nel molisano. Infatti, in tanti hanno protestato con il cappellano del penitenziario Mario Colonna per le parole del pontefice e hanno deciso di non partecipare più alle funzioni in cappella.
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LO “SCIOPERO DELLA MESSA” – “Cosa ci veniamo a fare a messa se il Papa ci scomunica?”: queste sarebbero le parole rivolte al cappellano da alcuni ‘ndranghetisti della Sezione di alta sicurezza del carcere di Larino. Così ricostruisce la vicenda Giancarlo Bregantini: “La Sezione di alta sicurezza del carcere di Larino si è messa in protesta con questa frase: “ Se siamo scomunicati, a Messa non vale la pena andarci”. Ne hanno parlato con il cappellano e quest’ultimo questa mattina ha invitato il vescovo al carcere per parlare e spiegare il senso dell’intervento del Papa”.
“PAPA FRANCESCO SCUOTE LE COSCIENZE” – L’arcivescovo Bregantini sottolinea anche l’importanza e l’efficacia delle parole di Papa Francesco, mirate a scuotere le coscienze di molti mafiosi: “È una cosa sorprendente che conferma quanto il Papa parlando, incida nelle coscienze, perché la Sezione di alta sicurezza del carcere di Larino, quasi 200 persone, si è messa in ribellione davanti a questa frase”. Inoltre, ricorda che le parole del pontefice, come quelle di Gesù e della Chiesa, abbiano sempre una valenza etica e quindi anche culturale ed economica, con grandi riflessi politici.
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L’INCHINO DELLA MADONNA AL BOSS – Intanto a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, mercoledì scorso durante la consueta processione della Madonna delle Grazie è stato omaggiato Giuseppe Mazzagatti, vecchio capo clan già condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. La processione si è fermata davanti alla casa del boss, dove è stato fatto fare un inchino all’effigie della Madonna: i carabinieri hanno subito abbandonato il corteo in segno di protesta.