Lavoro, informatici ed ingegneri sono i più richiesti

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La Cgia ammette: “Cercate lavoro? Se siete analisti e progettisti software, ingegneri energetici/meccanici, tecnici programmatori, tecnici della sicurezza sul lavoro o esperti in applicazioni informatiche non avrete problemi”. Le professioni appena elencate sono quelle per cui, addirittura, le aziende faticano a trovare personale.

Lo studio della Cgia ha preso in esame i dati emersi dall’indagine periodica effettuata da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro. Studiando il rapporto emerge un dato veramente sorprendente: le previsioni di assunzione per quest’anno, riguardo le dieci figure professionali più difficili, porteranno ad oltre 29mila nuovi posti di lavoro.

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La nota dolente è che quasi 8.500 rischiano di rimanere scoperti perché non reperibili sul mercato del lavoro. Questo numero, comunque, si è dimezzato rispetto al 2009 dove i posti rimasti “vacanti” ammontavano quasi a 17.600.

Il motivo è dovuto semplicemente ad una trasformazione del mercato del lavoro in sé, sia per la domanda che per l’offerta. Ciò ha, quindi, comportato un profondo mutamento nella graduatoria dei lavori più difficili da reperire. Per fare un confronto, all’inizio della crisi non si trovavano infermieri ed ostetriche, falegnami ed acconciatori, mentre nel 2014 le professioni più difficili da trovare sono gli analisti ed i progettisti software (37,7%), i programmatori (31,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%) ed i tecnici esperti in applicazioni informatiche (27,4%). Stiamo parlando, quindi, di figure con elevata specializzazione e competenza.

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Secondo il segretario della Cgia: “Le cause del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro sono molteplici. Nonostante il perdurare della crisi, molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Sicuramente ciò è vero: spesso la preparazione di molti giovani è ben al di sotto delle richieste avanzate dalle imprese. Tuttavia molte aziende scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali che non consentono di effettuare una selezione efficace. Inoltre, non va trascurato nemmeno il fenomeno della disoccupazione d’attesa: nei settori dove è richiesta un’elevata specializzazione, le condizioni offerte dagli imprenditori, come la stabilità del posto di lavoro, la retribuzione e le prospettive di carriera, non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti”.